Il primo caso di “gravidanza condivisa”

Si chiamano Bliss e Ashleigh Coulter, sono sposate e vivono nel Nord del Texas. E da cinque mesi sono le mamme di Stetson. Sembra la classica bella storia di una famiglia arcobaleno, ma qualcosa la rende speciale: Bliss e Ashleigh hanno entrambe portato in grembo il loro bambino con una gravidanza condivisa – la prima coppia dello stesso sesso al mondo a esserci riuscita. A renderlo possibile, raccontano i media americani, un particolare tipo di fecondazione in vitro chiamata Reciprocal Effortless Ivf. Questo metodo ha permesso a Bliss di fare da incubatrice nelle primissime fasi di sviluppo dell’embrione, che è poi stato trasferito in Ashleigh. Niente di nuovo dal punto di vista scientifico, ma il caso delle Coulter apre a nuove possibilità di maternità per le coppie lesbiche.

Bliss, a 37 anni, non era più giovanissima per portare avanti una gravidanza, nonostante desiderasse un figlio. Con i suoi 29 anni, Ashleigh era invece una candidata migliore per portare in grembo un bambino, cosa che a sua volta avrebbe voluto fare.

Usare semplicemente un donatore di sperma, però, avrebbe significato che solo una delle due sarebbe stata incinta, mentre l’altra non avrebbe potuto potuto avere esperienza della gravidanza.

Per dirimere la questione hanno contattato la clinica Care di Dallas, che ha offerto loro un’altra possibilità, con la gravidanza condivisa. Ricorrendo alla Reciprocal Effortless Ivf, che combina la Effortless Ivf (una modalità di fecondazione in vitro più economica perché utilizza la donna come incubatrice naturale, ma con la quale non è possibile effettuare controlli sugli embrioni) con il trasferimento embrionale, una partner avrebbe potuto donare i propri ovuli e catalizzarne la fecondazione con lo sperma del donatore all’interno del suo corpo, mentre l’altra avrebbe potuto ricevere gli embrioni e portare a termine la gravidanza. In questo modo entrambe avrebbero avuto un coinvolgimento attivo.

La procedura non è semplice e le probabilità di riuscita sono molto basse, ma la coppia ha deciso di tentare. Nell’agosto del 2017 Bliss si è sottoposta a stimolazione ormonale, i suoi ovuli sono stati prelevati e inseriti insieme allo sperma del donatore all’interno di un dispositivo noto come InvoCell, una specie di capsula per il concepimento ideata per essere inserita nella vagina (a livello della cervice) della donna e promuovere la fecondazione. In pratica è stata Bliss stessa la prima incubatrice dei propri embrioni, mentre nella fecondazione in vitro standard il processo avviene in laboratorio.

Dopo cinque giorni, il dispositivo è stato rimosso dal corpo di Bliss e gli embrioni (o, più correttamente, le blastocisti) migliori sono stati congelati in attesa che Ashleigh fosse pronta a accoglierli nel proprio utero. Dopo qualche giorno, sono venute a conoscenza che l’impianto aveva avuto successo e presto avrebbero avuto il loro bambino, che è nato il 4 giugno scorso, perfettamente sano.

Il caso per il momento è un unicuum. Di solito – ha spiegato Kathy Doody, specialista in fertilità della clinica alla Abc – la donna che dona l’ovulo e porta l’InvoCell è anche quella che porterà a termine la gravidanza.

 

Fonte https://www.wired.it/scienza/medicina/2018/10/30/gravidanza-condivisa/?refresh_ce=