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In merito alla recente legge approvata in Italia, desideriamo chiarire che la maternità surrogata è sempre stata vietata nel territorio italiano. Tuttavia, numerose coppie hanno scelto di rivolgersi a cliniche estere per accedere a questa pratica senza particolari difficoltà. Anche dopo la modifica della normativa, continuiamo a supportare le famiglie italiane che proseguono il percorso, trasferendo embrioni, avviando le procedure e firmando nuovi contratti. Inoltre, le coppie rientrate in Italia dopo l’entrata in vigore della nuova legge non subiscono alcuna conseguenza in relazione alla cosiddetta legge Varchi.

Dai colloqui con diversi legali italiani, emerge che la normativa non potrà essere applicata alle coppie che ricorrono alla maternità surrogata all’estero per una serie di motivi:

1. Interpretazione della legge – Il testo legislativo fa riferimento alla responsabilità di chi “realizza, organizza o pubblicizza” la pratica. Secondo gli avvocati italiani, l’interpretazione di questi termini è fondamentale: le coppie che vi ricorrono non stanno né organizzando né pubblicizzando il procedimento, bensì lo subiscono. Di conseguenza, la normativa non può essere applicata a loro direttamente.

2. Principio della territorialità del reato – Non è possibile perseguire o sanzionare un individuo per azioni compiute all’estero laddove siano legali. Solo alcuni reati, come crimini di guerra o torture, possono essere perseguiti a livello internazionale. La maternità surrogata, però, non rientra tra questi, e la legge italiana si limita a regolamentare la questione per i cittadini italiani senza estenderla universalmente.

Inoltre, affinché un reato commesso all’estero sia punibile in Italia, deve rispettare il principio della doppia incriminazione: l’atto deve costituire reato sia nel Paese in cui è stato compiuto sia in Italia. Questo principio, confermato dalla Corte di Cassazione, garantisce un’applicazione uniforme della legge. Se la maternità surrogata è legale nel Paese in cui avviene, i cittadini italiani non possono essere perseguiti per essa in Italia.

Sanzionare una pratica legale in un altro Stato violerebbe inoltre il principio di legalità sancito dall’articolo 25 della Costituzione italiana, che prevede che una persona possa essere punita solo per atti espressamente considerati reato.

3. Tutela dei diritti del minore – La legge potrebbe violare un diritto fondamentale del bambino, ossia il riconoscimento del suo status di figlio. L’Art. 3 della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell’Infanzia stabilisce che il miglior interesse del minore debba essere sempre una priorità in tutte le decisioni che lo riguardano. Questo include il riconoscimento dello status di figlio per i bambini nati tramite maternità surrogata in Paesi esteri dove tale pratica è legale. Il diritto del minore a crescere con i propri genitori, legalmente riconosciuti nel Paese di nascita, deve quindi essere tutelato.

4. Accorgimenti per il rientro in Italia – Per garantire un ritorno sereno alle coppie italiane, è possibile adottare alcune misure preventive prima del rientro, su richiesta dei genitori.

In sintesi, è essenziale comprendere in modo chiaro le implicazioni della normativa e la sua effettiva applicabilità. Il governo italiano è consapevole dell’impossibilità di impedire il ricorso alla maternità surrogata all’estero, in quanto non ha alcun potere di vietare ciò che avviene in un altro Paese. Tuttavia, l’obiettivo sembra essere quello di generare incertezza e timore tra le coppie, contando sul fatto che pochi approfondiranno la questione dal punto di vista legale.

Da parte nostra, ci assicuriamo di fornire informazioni accurate e aggiornate ai nostri clienti, oltre a offrire consulenze gratuite con esperti legali italiani altamente qualificati in materia.