La polemica sull’utero in affitto in Italia è solo un modo per sabotare le unioni civili

Uno dei temi più discussi all’interno del dibattito sul testo del ddl unioni civili, specialmente negli ultimi tempi, è quello della maternità surrogata – o, detto in modo più dispregiativo, dell’utero in affitto. La questione è sempre stata un punto molto caldo per gli “attivisti per la vita”. Nell’ultimo periodo, però, il dibattito ha avuto un’impennata, con l’avvicinarsi dell’arrivo del ddl in Aula al Senato. Secondo il mondo cattolico, l’articolo 5 del testo Cirinnà, che regola la stepchild adoption, consentendo alle coppie omosessuali l’adozione del figlio del convivente, aprirebbe la strada alla gestazione per altri, pratica che nel nostro paese è vietata dall’articolo 12 della legge 40 del 2004 sulla procreazione assistita che prevede che “Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro”.

Qualche tempo fa avevamo provato a spiegare come la stepchild adoption non c’entrasse proprio nulla con la questione della maternità surrogata. Si tratta semplicemente di dare forma all’esistente: estendere anche alle unioni tra persone dello stesso sesso l’istituto dell'”adozione del figliastro” (contenuto nell’articolo 44 della legge 184 dell’83) già presente in Italia per le coppie eterosessuali sposate da almeno tre anni o che abbiano convissuto per almeno tre anni (ma siano sposate al momento della richiesta). Una norma nata per regolarizzare la posizione di bambini che al momento in Italia risultano figli del solo genitore biologico. Nel ddl, tra l’altro, non si fa proprio menzione della gestazione per altri: resterebbe vietata così come lo è adesso dalla legge 40. Nonostante si siano consumate pagine di giornali e ore di dibattiti su questo punto, l’equivoco è rimasto tale. E a pochi giorni dalla resa dei conti, quando finalmente il ddl Cirinnà arriverà in Aula, e dal prossimo Family Day, lo spauracchio “utero in affitto” è tornato più vivo che mai.

Mercoledì sera alcuni senatori cattolici del Partito democratico hanno depositato un emendamento al testo sulle unioni civili secondo cui chi organizzi o anche solo pubblicizza la pratica della maternità surrogata può incorrere in pene fino a 12 anni di carcere e multe fino a un milione di euro. Un’altra parte della proposta è ancora più dura e, per farla breve, prevede che se i genitori non riescono a provare che il figlio non è nato con la pratica della maternità surrogata, il bambino gli viene tolto e dato in adozione. C’è l’obbligo di dichiarare e documentare di non aver fatto uso della gestazione per altri. Qualora la documentazione non venisse presentata “l’ufficiale di stato civile trasmette gli atti alla procura”. Nel caso in cui venisse accertato il ricorso alla maternità surrogata e l’assenza di legami biologici “viene dichiarato lo stato di adottabilità del minore”. La proposta è a firma del senatore  Gianpiero Dalla Zuanna, che nel suo intervento in Aula si è addossato “il difficile compito di tenere sullo sfondo le nostre convinzioni personali, interpretando almeno in parte la sensibilità del paese (…) contemperando le aspirazioni di tutti i soggetti coinvolti, partendo naturalmente da quelli più deboli. Fra questi soggetti deboli non possiamo dimenticare le donne che, in alcuni paesi del mondo, accettano di fare da gestanti per altri”. L’emendamento ha incontrato il giudizio contrario di una parte del Pd – che ha chiesto da ritirarlo – e il pieno favore di quanti sono contrari non solo alla stepchild adoption, ma a tutto l’impianto dei diritti civili per le persone omosessuali.

Proprio Mario Adinolfi dal palco dell’ultimo Family Day dello scorso giugno, a piazza San Giovanni a Roma, aveva fatto un lungo intervento sulla maternità surrogata, scagliandosi contro Elton John, aveva fatto uso di questa pratica: pur di avere un figlio il cantante avrebbe “strappato al seno di chi l’ha partorito” il figlio. Una situazione, che ha ricordato Adinolfi, potrebbe accadere anche da noi.

L’ipotesi del carcere per chi ricorre o si attiva per la pratica della maternità surrogata era stata già avanzata dal ministro dell’Interno Angelino Alfano, secondo cui “la stepchild adoption per i gay rischia davvero di portare il Paese verso l’utero in affitto, verso il mercimonio più ripugnante che l’uomo abbia saputo inventare, per questo se l’Italia avrà una legge che consente la stepchild adoption alle coppie gay, il giorno dopo avvieremo una grande raccolta di firme per il referendum abrogativo. E io sarò in prima linea”.

 

Fonte http://www.fanpage.it/la-polemica-sull-utero-in-affitto-in-italia-e-solo-un-modo-per-sabotare-le-unioni-civili/