iGeneration: l’utero in affitto è un passo indietro

Ha solo pochi giorni di vita, eppure la sua storia è già sulla bocca di tutti. Parliamo del piccolo Tobia Antonio (a cui diamo il nostro più caloroso benvenuto su questo mondo), il bimbo che Nichi Vendola e il compagno Edy Testa hanno avuto attraverso un procedimento un po’ laborioso. Un procedimento che ormai, grazie ai battibecchi social di questa settimana, sappiamo bene che ha avuto per protagoniste tante (troppe?) persone. In primis due donne, una ragazza californiana , che ha donato l’ovulo fecondato dal seme di Edy, e un’indonesiana, che ha poi portato in grembo il nascituro dato alla luce sabato scorso, 27 febbraio. Un’operazione che sappiamo altrettanto bene che ha avuto il suo bel costo non reso noto, ma che (da catalogo) dovrebbe oscillare tra i 135 mila e i 170 mila euro, in base al numero dei tentativi e delle spese mediche.

I post su Facebook e i cinguettii su Twitter ci hanno dato sotto, ma anche questa è una cosa che sappiamo bene grazie ai nostri amici che non ci hanno risparmiato le loro opinioni sulla vicenda.

Non è altrettanto scontato il dato ufficiale, quello che davvero gli italiani pensano sulla maternità surrogata. Due sondaggi effettuati nei giorni precedenti al “caso Vendola”, di Ipr Marketing e di Istituto Tecnè, hanno provato a fare chiarezza al riguardo: favorevoli all’utero in affitto sono il 53% e il 49% degli intervistati, ma soltanto per le coppie eterosessuali. Per quelle omosessuali i numeri scendono drasticamente, arrivando al 15% secondo Ipr e al 14% secondo Tecnè. Ci stiamo naturalmente riferendo a un campione maggiorenne, di persone belle mature che tra una quindicina d’anno dovranno fare spazio alle nuove generazioni.

Ecco perché è ancora più interessante sapere quel che ne pensa la iGeneration, quei ragazzi sotto i 18 anni che guardano al futuro. Secondo un sondaggio di Skuola.net su un campione di circa 3.600 studenti, per loro l’utero in affitto rappresenta quasi un passo indietro, una procedura che strizza l’occhio più allo sfruttamento dell’essere umano che all’amore eterno. Scendendo nei dettagli, a guardare male la maternità surrogata è oltre 1 su 2: il 27% ritiene “inumano”togliere il bambino alla donna che lo ha tenuto dentro di sé per nove mesi, seppure con il consenso di questa, e un altro 24% definisce la maternità surrogata senza giri di parole un modo per sfruttare il corpo della donna. E pure tra i favorevoli alla pratica c’è qualcuno che ci mette un “ma” davanti. Per l’esattezza, 1 teen su 5 dà il suo ok all’utero in affitto, ma solo qualora la donna che si renda disponibile a portare avanti la gravidanza non voglia essere pagata: i bambini non si comprano.

Questo alla luce del fatto che questi ragazzi sono gli stessi che hanno raccontato al portale di essere a favore del ddl Cirinnà nel 79% dei casi. Un disegno di legge che evidentemente considerano giusto, la maternità surrogata meno. Che tradotto significa: va bene estendere i diritti delle coppie eterosessuali a quelle omosessuali, ma i figli sono un’altra cosa, non si comprano e vanno tenuti fuori dalla faccenda.

 

Fonte http://www.linkiesta.it/it/blog-post/2016/03/04/igeneration-lutero-in-affitto-e-un-passo-indietro/23965/