Fecondazione assistita: le attese, i costi, le regioni più efficienti

Negli ospedali pubblici l’eterologa è possibile solo in Friuli, Emilia e Toscana. Per coronare un sogno si spendono dai 2 mila ai 10 mila euro. Diminuisce la corsa alle donazione dall’estero

LAURA PREITE

Per la fecondazione assistita non bisogna affidarsi al «fai da te». Le liste d’attesa rimangono lunghe e l’eterologa un lusso.

 

C’è chi si è sentita offesa, trattata come un pollo in batteria bombardata con dosi standard di ormoni, chi ha dovuto avere a che fare con medici freddi e spicci che alimentavano semplicistiche speranze in stanze tappezzate da foto di neonati sorridenti, chi ha imparato a usare le fiale di ormoni sui forum perché non c’è stata alcuna spiegazione da parte del ginecologo, chi ha subito pick up senza anestesia.

LE REGIONI CHE PRATICANO L’ETEROLOGA

Poi ci sono le storie di successo ma sono poche e riguardano soprattutto chi ha i soldi per pagarsi le cure per l’infertilità. L’accesso alla Pma per tutti, in Italia è ancora un miraggio e anche districarsi nella scelta del centro, dei trattamenti, ricevere un aiuto psicologico è difficile.

Inoltre, a due anni dalla caduta del divieto di eterologa, negli ospedali pubblici è possibile solo in tre regioni: Toscana (Careggi di Firenze) Emilia Romagna (S’Orsola Malpighi di Bologna) e Friuli Venezia Giulia (Santa Maria degli Angeli, Pordenone).

 

ADOZIONI

Come denuncia Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, attivi in questi anni per modificare la legge 40 «non c’è equità nell’accesso alle cure nel pubblico: se non ho 7 mila euro da spendere nel privato devo rinunciare ad una cura. Forse una soluzione potrebbe essere convenzionare i privati quando il pubblico non riesce a fornire la tecnica. Chi non ha soldi non può accedere a queste tecniche e non può adottare perché bambini italiani non ce ne sono e per le adozioni internazionali si spendono dai 20 ai 30 mila euro».

 

COME AVVIENE LA SCELTA DEL CENTRO

In Italia non è pubblico il numero di gravidanze ottenute nei singoli centri e sonooltre 300 centri censiti dal registro nazionale sulla fecondazione assistitadell’Istituto superiore di sanità. E quindi è difficile capire dove farsi curare, diversamente dall’Inghilterra che ha scelto la strada della trasparenza pubblicando i risultati.

 

Ma in assenza di informazione come si può scegliere il centro migliore? Lo spiega Luca Gianaroli, ginecologo e presidente della Società italiana ospedaliera sterilità dell’ Aogoi, l’associazione dei ginecologi italiani: «Non bisogna assolutamente scegliere da soli o ricorrendo a internet ma chiedere al proprio medico di fiducia, di famiglia, ginecologo o andrologo.

 

Mancando un sistema obiettivo – che noi stiamo costruendo con una certificazione europea – rivolgersi al proprio medico rimane il modo più affidabile. Non basta sapere il numero di cicli iniziati per struttura e anche la percentuale di gravidanze di per sé è insignificante. L’infertilità dipende da diverse cause e non è detto che tutti i centri abbiano la stessa specificità. Non bisogna assolutamente affidarsi ai forum che sono permeabili a qualsiasi tipo di considerazione, le storie di successo rimangono personali».

 

I COSTI

L’Italia è uno dei paesi con il maggior numero di centri di riproduzione assistita in Europa, la gran parte privati. I costi di trattamenti in questi centri possono superare i 10 mila euro, si parte dai 2000 euro a trattamento per l’omologa e 4000 mila per l’eterologa, e a salire.

 

Contando che non c’è un limite fisso di trattamenti a cui la donna si può sottoporre, i costi lievitano facilmente. Nel pubblico si spende meno anche sequesti trattamenti non sono ancora nei Lea nazionali, e le singole regioni decidono se farli rientrare nella spesa sanitaria regionale.

 

In controtendenza la Toscana che offre sia omologa che eterologa con il solo pagamento del ticket. Il Piemonte dal 2009 offre l’omologa per le donne che non abbiano superato i 43 anni e fino a tre tentativi per i quali si pagano 440 euro (esclusi i farmaci per la stimolazione e gli esami preliminari).

 

Il presidente del Lazio Nicola Zingaretti ha approvato lo scorso 4 febbraio nuove tariffe per l’accesso alla Pma omologa ed eterologa negli ospedali pubblici concosti che vanno dai 1500 a 4 mila euro per l’eterologa e sotto i mille euro per l’omologa, a seconda del tipo di trattamento (di primo, secondo e terzo livello). In Umbria l’omologa, Fivet o l’Icsi (2° e 3° livello), ha un costo di ticket di 2000 euro. In Molise nessuno ospedale pubblico offre la Pma.

 

Il problema più grande per l’eterologa è l’assenza di banche di gameti femminili e maschili. Non ci può essere eterologa senza materiale genetico esterno alla coppia. «Dipendiamo molto dalla donazione che fanno in altri paesi: neghiamo il rimborso ma andiamo a prendere i gameti in Spagna dove la donatrice ha un rimborso di 800 euro» spiega Gianaroli, anche a capo del centro di fecondazione assistita Sismer di Bologna. «Un donatore oggi in Italia si deve pagare gli esami, il viaggio, nel caso delle donne serve anche un intervento chirurgico e il problema femminile è più cogente perché ce n’è più richiesta» aggiunge.

 

Per Filomena Gallo: «È la volontà politica che manca, ci sono ancora troppi ostacoli burocratici. Nel resto del mondo c’è un rimborso spese per chi dona, 1000 euro di rimborso non vuol dire commercializzare un gamete».

 

MENO VIAGGI VERSO L’ESTERO, MOLTI DA UNA REGIONE ALL’ALTRA

Con gli anni però la situazione in Italia è migliorata. Il turismo procreativo è in forte diminuzione per Gianaroli e lo vedremo con i nuovi dati del ministero sul 2014 e sul 2015. I primi sono già stati consegnati alla ministra Lorenzin dall’Iss che li raccoglie. Ormai in Italia nessuna tecnica è vietata (a parte la surrogata) e anche gli standard «qualitativi e quantitativi sono di livello assistenziale medio-alti come il resto dei paesi avanzati e l’offerta dei servizi è ampia» precisa il ginecologo. Dovremo assistere anche a una diminuzione delle gravidanze gemellari che in alcune regioni nel 2013 hanno raggiunto quote alte con un rischio di salute per le mamme e per i feti. Grazie a uno dei divieti caduti con sentenza della Corte Costituzionale si possono trasferire un minor numero di embrioni. nel 2013 in Campania il 26% di gravidanze da fecondazione sono state gemellari, in Valle d’Aosta il 31%, in Friuli Venezia Giulia il 24%.

 

LE LISTE D’ATTESA

Il problema delle liste d’attesa rimane un rompicapo per i pazienti e per i medici della sanità pubblica. Da una ricerca presentata in occasione della nona giornata dell’andrologia e della medicina della riproduzione e coordinata dal professor Rocco Rago, direttore del centro di sterilità dell’ospedale Pertini di Roma (riaperto dopo lo scandalo dello scambio di embrioni) le liste d’attesa per un trattamento di Pma omologa possono arrivare fino a 2 anni: in media 5 mesi al nord, 9 nel centro e 18 al sud. E questa situazione complica ulteriormente la possibilità di rimanere incinta: «Il 60% delle coppie che arriva da noi è nell’età calante della vita riproduttiva, se aspettano, le tecniche diventano sempre meno efficaci: un conto è trattare una 38enne, un conto una 40enne. La lista d’attesa deve essere dichiarata nei centri pubblici, in quelli privati invece solitamente non c’è» spiega Gianaroli.

 

I CONTROLLI GRATUITI OFFERTI DA ONDA

Importante per le donne e per la loro fertilità è mantenersi in salute: viviamo più degli uomini ma ci ammaliamo di più. Per questo l’associazione Onda in occasione della giornata della salute della donna ha organizzato controlli gratuiti in 180 ospedali da oggi fino a giovedì prossimo. Le aree specialistiche per cui si possono effettuare visite gratuite sono oltre alla ginecologia, sono diabetologia, dietologia e nutrizione, endocrinologia, malattie cardiovascolari, malattie metaboliche dell’osso, neurologia, oncologia, reumatologia, senologia e violenza di genere. In alcune strutture i posti sono già esauriti, in altre invece non è necessario prenotare. Tutte le informazioni sono consultabili al seguente link.

Fonte, http://www.lastampa.it/2016/04/22/scienza/benessere/fecondazione-assistita-le-attese-i-costi-le-regioni-pi-efficienti-0HTvibO0he22b8tOL72DgO/pagina.html