Depressione in gravidanza: come riconoscerla, come intervenire
Per molto tempo, gli esperti – e anche le donne – si sono preoccupati esclusivamente di depressione post parto nelle sue varie forme, dal lieve baby blues alla gravissima psicosi. Eppure, ci sono donne che riferiscono di provare tristezza e umore depresso anche durante i nove mesi dell’attesa. Riconoscere che c’è qualcosa che non va, e affrontare il problema nel modo corretto è molto importante, sia per aiutare la donna – e il suo bambino – a vivere serenamente la sua gravidanza, sia per evitare il rischio che eventuali forme depressive si trascinino anche dopo il parto.
Quando sentirsi giù è normale
Partiamo subito con una rassicurazione: avere qualche giornata no è normale per tutte, non bisogna pensare di essere depresse per il solo fatto di sentirsi un po’ giù. “Nel corso dei nove mesi di gestazione si verificano notevoli cambiamenti di carattere fisico, mentale e pratico che possono scombussolare la futura mamma, specie se si tratta della prima esperienza e non si sa che cosa aspettarsi” afferma Roberta Anniverno, psichiatra responsabile del Centro Psiche Donna presso l’Ospedale Macedonio Melloni (Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli) di Milano.
In effetti, in sole 40 settimane cambiano tante cose: il corpo si modifica in vari modi, si passa dall’identità di figlia a quella di madre, cambia la relazione di coppia, ma anche le relazioni sociali e la vita lavorativa vengono inevitabilmente influenzate. “Ecco allora che la donna può sentirsi attraversata da sentimenti contrastanti, di gioia e felicità, ma anche di timore, ansia, inadeguatezza ed incertezza su quel che succederà” sottolinea l’esperta. Soprattutto nelle prime settimane, inoltre, ci può essere una difficoltà di ordine psicologico nel prendere confidenza con la nuova condizione, specialmente se si tratta di una gravidanza non programmata o, a maggior ragione, non desiderata.
Questi momenti di ansia e preoccupazione, di umore riflessivo o un po’ cupo, però, sono in genere condizioni temporanee e saltuarie, ben diverse alla depressione vera e propria, per arrivare alla quale occorre la partecipazione di altri fattori. “Per esempio, una sorta di predisposizione individuale, dal momento che ad essere più vulnerabili alla depressione in gravidanza sono soprattutto donne che hanno già sofferto prima di problematiche simili” afferma Anniverno.
I segnali della depressione in gravidanza
“Spesso si pensa che una donna in attesa debba essere felice e positiva per definizione. In realtà anche in questo particolare momento della vita può manifestarsi la depressione, che è una malattia vera e propria e si stima colpisca, a vari livelli di gravità, il 10-20% delle donne incinte” afferma Mauro Mauri, direttore dell’UO di Psichiatria universitaria 2 dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana e responsabile di un gruppo di ricerca dedicato alla depressione perinatale.
Ma quali sono i sintomi specifici di questa condizione? Vediamo:
- abbattimento dell’umore costante e protratto nel tempo, che provoca pensieri pessimistici, negativi, di preoccupazione, relativi sia al proprio stato di salute attuale sia alla progettualità della vita futura con il bebè. Per esempio, è molto comune pensare che il bambino possa avere delle malformazioni;
- disturbi del sonno (dormire poco o male, oppure dormire troppo);
- disturbi dell’appetito, dall’inappetenza all’appetito eccessivo;
- senso di apatia e fatica a portare avanti le attività quotidiane;
- pensieri negativi sulla capacità di portare avanti la gravidanza.
In realtà non sempre è facile capire che si sta vivendo uno stato depressivo, perché alcuni sintomi sono sfumati e possono essere confusi con manifestazioni fisiologiche della gravidanza. La mancanza di appetito, per esempio, potrebbe essere attribuita alla nausea tipica della gestazione e l‘insonnia all’ingombro del pancione o all’esigenza di andare in bagno durante la notte.
“In ogni caso, se queste manifestazioni sono associate a stati d’animo negativi che perdurano per giorni o settimane, la prima cosa da fare è parlarne con qualcuno che si sente vicino, tipicamente il proprio compagno (che ha un ruolo di supporto fondamentale per la donna!), e poi rivolgersi a un medico di fiducia, che può essere il medico di famiglia, il ginecologo o semplicemente l’ostetrica del corso preparto” suggerisce Anniverno. Sono figure di riferimento facili da reperire, che possono dare una mano a capire quel che ci succedendo e, se lo ritengono opportuno, consigliare un centro specializzato al quale rivolgersi.
In caso di depressione, non si può ricorrere a blandi palliativi: la depressione è una malattia e come tale deve essere curata, con psicoterapia, con l’impiego di farmaci o con entrambe le cose.
Come curare la depressione in gravidanza
Se di depressione si tratta, non si può ricorrere a qualche blando palliativo: stiamo parlando di una malattia vera e propria, che come tale deve essere curata, anche in gravidanza.
“Per le forme più lievi, può bastare anche qualche colloquio psicologico mirato” afferma Mauri. “Non una vera e propria psicoterapia, ma una sorta di psicoeducazione, che aiuti a far capire alla donna – ma anche alla sua famiglia, che magari non si rende ben conto del problema – come stanno effettivamente le cose, e che la aiuti a organizzarsi di conseguenza. Spesso, già il semplice fatto di parlarne, di capire che si tratta di una condizione comune a molte donne e per la quale non ci sono colpe è di grosso aiuto”.
“Per esempio, spesso le future mamme hanno paura che il proprio figlio possa avere malformazioni e tendono a ingigantire questo pensiero, ma se capiscono che è un pensiero tipico in gravidanza, si rassicurano sul fatto di non essere troppo ansiose”.
Per forme un po’ più importanti, le strategie fondamentali sono due: la psicoterapia, in genere di tipo cognitivo-comportamentale, e la terapia farmacologica. A seconda dei casi e della gravità della situazione possono essere utilizzate singolarmente oppure insieme.
Certo, la domanda nasce spontanea: ma si possono prendere psicofarmaci in gravidanza? Non ci sono rischi per il bambino? “In effetti ancora oggi ci sono medici che temono di prescrivere questi farmaci specifici alle donne incinte, ma sbagliano” afferma Cesario Bellantuono, psichiatra e psicofarmacologo perinatale, autore di un recente volume dedicato proprio agli psicofarmaci in gravidanza.
“Le ricerche condotte negli ultimi dieci anni dicono chiaramente che alcune specifiche categorie di farmaci non comportano rischi particolari per il neonato. Per esempio, per quanto riguarda l’assunzione nel primo trimestre di gravidanza, antidepressivi come fluoxetina, sertralina, citalopram e velafaxina non sono associati a un aumento del rischio dimalformazioni del feto. L’assunzione nel secondo e terzo trimestre può talora essere associata alla presenza, nel neonato, di sintomi quali pianto eccessivo, difficoltà nella suzione, tremori, disturbi del sonno. Nella maggior parte dei casi, però, questi sintomi non rivestono particolare gravità e tendono a regredire spontaneamente in pochi giorni”. Quindi, se c’è bisogno, ci sono farmaci per la depressione che effettivamente possono essere utilizzati anche in gravidanza.
Se durante la gravidanza viene diagnosticato uno stato depressivo, è bene non trascurarlo. Intanto, per vivere serenamente i nove mesi di gestazione, e anche il periodo successivo alla nascita del bambino. “I nostri studi mostrano che individuare e trattare la depressione in gravidanza riduce in modo significativo il rischio di depressione post parto, con tutto quello che questa condizione può comportare” spiega lo psichiatra Mauro Mauri.Ma gli effetti positivi del trattamento sono più specifici e riguardano anche l’andamento della gravidanza e il benessere del feto e del bambino. “Una donna depressa che non viene trattata oppure è trattata in modo inadeguato spesso assume comportamenti ‘scorretti’, a rischio per la gestazione e il bambino” afferma Bellantuono. “Per esempio, può alimentarsi ‘male’, abusare di sostanze come alcol, fumo o droghe, trascurare i controlli medici. Tutto questo può tradursi in un aumento del rischio di aborto spontaneo e parto pretermine e complicazioni mediche per il neonato”.
Non solo: studi recenti suggeriscono che i figli nati da madri che hanno sofferto di grave depressione (non trattata) in gravidanza hanno più rischi di andare incontro loro stessi a depressione o disturbi del comportamento durante l’infanzia e l’adolescenza.
Fonte, http://www.nostrofiglio.it/gravidanza/salute-e-benessere/depressione-gravidanza