La PGD e la scelta del sesso del futuro figlio. È etico creare i bambini “su misura”?
Non è il mondo della fantascienza. Al giorno d’oggi i futuri genitori possono conoscere non solo il sesso del loro futuro figlio ma anche se quest’ultimo in futuro potrà diventare donatore del tessuto del midollo osseo per un eventuale fratello che muore o se lui ha una predisposizione allo sviluppo del tumore alle ghiandole mammarie, della malattia di Huntington e molt’altro. È possibile saper tutto questo ancor prima che l’embrione venga trasferito nell’utero della donna per l’ulteriore sviluppo.
Avete mai sentito qualcosa dei “bambini su misura”? Oppure probabilmente avete visto e letto “Il mio angelo custode”, un racconto che parla di una ragazza giovane che è stata ideata tramite la fecondazione in vitro per diventare una donatrice geneticamente idonea per la sua sorella maggiore che soffre di leucemia? Il concetto di tale diagnosi e la progettazione del futuro figlio sono diventati possibili quando i dottori hanno iniziato ad usare durante la FIVET una tecnologia unica ovvero la diagnostica genetica preimpianto. Il metodo PGD viene utilizzato sugli embrioni ottenuti in seguito alla fecoondazione in vitro per la rilevazione delle eventuali malattie genetiche. La PGD degli embrioni dà la possibilità ai genitori di trasferire solo gli embrioni sani. Tale monitoraggio genetico dell’embrione apre altre nuove opportunità come la possibilità di scegliere il sesso del futuro figlio oppure persino la possibilità di scegliere i tratti somatici per il figlio: il colore degli occhi ecc. Molti specialisti del campo etico si pongono la domanda riguardo il futuro di tali tecnologie e se è eticamente corretto pianificare e progettare i propri figli non nati.
Alcuni attuano il metodo PGD come un’unica opportunità di migliorare e cambiare il pool genetico delle popolazioni. Altri affermano che la PGD fornisce informazioni e permette alle coppie di fare la scelta in seguito ai test eseguiti in questo modo realizzando il diritto dell’essere umano di scegliere quello che sembra essere il meglio per loro e le loro famiglie. L’attuazione della PGD è pienamente giustificato per le donne che soffrono dell’abborto spontaneo ricorrente nell’anamnesi, le portatrici delle malattie monogeniche (ad esempio, la fibrosi cistica o la malattia di Tay-Sachs) oppure delle traslocazioni cromosomiche bilanciate o anche per le donne che non riescono a rimanere incinte da molti cicli di fila con l’ausilio della FIVET. Tale diagnostica riduce il rischio riproduttivo comune. Di fatti la PGD è chiamata a ridurre il rischio di avere un aborto spontaneo. Questo avviene grazie alla selezione dei soli embrioni sani per il transfer. Vengono minimizzati anche i rischi dell’interruzione della gravidanza anticipata per motivi medici (grazie all’eliminazione della diagnostica tardiva delle anomalie dello sviluppo del feto). Oltre a questo, con l’ausilio di questa tecnologia è possibile ridurre il rischio di avere una gravidanza multipla e di avere problemi legati a questa (grazie all’impianto di un solo embrione piu’ forte) e migliorare l’efficacia complessiva della FIVET (grazie all’eventuale rifiuto del transfer se non ci sono gli embrioni sani).
Gli aspetti etici della PGD nella maggior parte delle volte sono dovuti alla sua attuazione scorretta senza prescizione medica come nel caso della progettazione famigliare (la cosìdetta scelta del sesso) oppure nel caso della selezione della compatibilità secondo il sistema HLA (il cosìdetto “design del bambino”). A farla breve, è ammissibile scegliere il sesso al futuro figlio? Se la risposta è no, quali sono le giustificazioni morali di questa posizione? È giustificato dal punto di vista etico “creare” embrioni e impiantare solo quelli che sono compatibili secondo il sistema HLA con il parente di primo grado esistente in questo modo creando un potenziale ideale donatore di tessuti?
Le cause mediche sono indubbiamente piu’ forti delle ragioni morali per la selezione che viene eseguita ai fini di prevenire le anomalie genetiche legate al sesso. Una di queste per eccellenza è l’emofilia ossia una malattia ereditaria X-linked recessiva comportante una grave insufficienza nella coagulazione del sangue, un altro esempio è la miodistrofia ossia l’affezione congenita caratterizzata da atteggiamento vizioso di articolazioni simmetriche e da atrofia dei gruppi muscolari corrispondenti. Ma nel caso di assenza delle indicazioni mediche dirette (come nel caso dell’attuazione della PGD per la progettazione della famiglia) le ragioni etiche per il rifiuto di questa procedura sembrano piu’ che convincenti. La preoccupazione principale è dovuta al fatto che le coppie abbiano la possibilità di “ordinare” il sesso del futuro figlio in seguito a cui può succedere che il rapporto naturale fra i generi venga infranto in quanto in linea di massima la precedenza verrà data a un singolo sesso. Data tale situazione, è importante stabilire le determinate indicazioni per il ricorso a tale selezione.
Al giorno d’oggi solo una piccola parte delle coppie danno molta importanza alla scelta del sesso e sono davvero pochi i coniugi che vogliono ricorrere alla diagnosi genetica preimpianto per i motivi non medici. Il figlio è di per sé un miracolo e una felicità indipendentemente dal fatto se sia maschio o femmina. E spesso avviene che le coppie infertili dopo tanti anni di lotta contro la diagnosi sono semplicemente felici di avere un figlio e non si importano piu’ di tanto se questo indossa gli abiti rosa o blu.