Come funziona il parto naturale, 5 cose da sapere
1) Che cosa si intende per parto naturale?
È un parto rispettato nei tempi della donna, dalle posizioni che desidera assumere alle scelte che fa durante il travaglio insieme al suo compagno. L’importante è che lei sia al centro di questo processo. (Leggi anche:inizia il parto, è ora di andare in ospedale?)
2) Qual è la prima fase del parto e come si può affrontare?
La prima fase è quella cosiddetta “preparante” in cui cominciano a comparire le doglie, che sono caratterizzate dalla contrazione dell’utero e da una dolenzia del basso ventre. Queste doglie si susseguono con una distanza e una intensità piuttosto irregolari e variabili. Questa fase può durare poche ore, come anche 24-48 ore. Noi consigliamo di fare un bagno caldo per lenire il dolore o, se si è già riposato, di fare una camminata all’aria aperta. (Leggi anche: le fasi del parto)
3) Cosa succede e come va affrontato il travaglio?
A questo punto, le doglie diventano più regolari, con una scansione di 5 minuti da una all’altra. La loro durata è di circa un minuto e la loro intensità aumenta progressivamente. Il tempo medio di un travaglio attivo per un primo bimbo si aggira attorno alle 10-12 ore. Per quanto riguarda invece un secondo bambino le fasi del travaglio possono essere molto più brevi (rimanendo comunque intense): si parla di un tempo di 2-3 ore al massimo.
4) Cosa accade nell’ultima fase del parto?
La doglia si trasforma e diventa un grande desiderio di spingere. Un desiderio che dura circa 2-3 minuti, il tempo della contrazione. Dopo ci può essere anche una pausa di 5-6 minuti tra una spinta e l’altra. Per un primo bambino passano solitamente una o due ore, mentre i tempi sono più veloci nel caso di un secondo o di un terzo bambino: passano anche solo un quarto d’ora, dieci minuti.
5) Quali sono le criticità del parto naturale?
Una delle criticità che oggi le donne affrontano di più è quella del dolore del parto. Credo che sia importante che le future mamme arrivino gradualmente a capire l’utilità di un segnale doloroso che il nostro corpo ci dà attraverso un percorso di preparazione alla nascita. Un dolore rispetto a cui, tra l’altro, la donna ha degli strumenti, come la respirazione o il sostegno dell’ostetrica e del compagno che le sono accanto.
Ovviamente, questo non vuol dire che non si possa ricorrere, nel caso di complicanze, a strumenti farmacologici che possono aiutare nella gestione del dolore.
Fonte, http://www.nostrofiglio.it/gravidanza/parto/come-funziona-il-parto-naturale-5-cose-da-sapere