Il colpevole silenzio per la fecondazione eterologa nei LEA – di Pino Morandini
Con particolare enfasi la Giunta provinciale ha anticipato giorni fa la notizia per la quale la fecondazione eterologa-cioè quella ottenuta con seme maschile o ovulo femminile provenienti da un soggetto esterno alla coppia-è introdotta nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza).
Cioè a carico del Servizio Sanitario Nazionale,quindi di tutti i cittadini,previo pagamento di un ticket.
Annoto che nei nuovi LEA compaiono cure vitali,quali quelle delle malattie rare,dei vaccini,del sostegno alle persone affette da autismo,per cui sorge spontaneo chiedersi se l’eterologa sia propriamente una “cura”,tanto più a fronte dei costi umani e sociali di cui diremo.
Ad aprire il varco fu la Consulta nel 2014,definendo incostituzionale il divieto di fecondazione eterologa contenuto nella legge 40/2004,legge,si noti,confermata a furor di popolo nel referendum dell’anno successivo.
Perchè la legge 40-non certo “cattolica”,come taluno impropriamente la definì-vietava l’eterologa? Non è chi non veda una delle ragioni di fondo nel fatto che è inibito al figlio nato con quella metodica di conoscere uno dei suoi genitori naturali.
Non è forse diritto fondamentale di ogni figlio quello di sapere da dove viene,soprattutto desiderio del suo cuore,giunto ad una certa età, di conoscere le proprie origini,come testimonia l’esperienza di moltissimi figli adottivi ?
Capisco,e non presumo assolutamente di giudicare, il legittimo desiderio di una coppia di diventare genitori.
Ma perché non trovare una soluzione che risponda a criteri di giustizia,capace cioè di contemperare due esigenze profondamente umane e solo apparentemente contrapposte, quella degli aspiranti genitori e quella scaturente dal cennato diritto fondamentale spettante a ogni figlio,che rimane comunque l’anello più debole della catena?Non è un gioco di parole ma una differenza sostanziale: nel mentre il nostro ordinamento,ma prima ancora il buon senso, configura un vero e proprio diritto del figlio ad avere un papà e una mamma,esso non legittima affatto un “diritto”al figlio, per una serie di ragioni, prima fra tutte quella per cui il figlio è soggetto non oggetto di diritti, pena lo scadere a livello di cosa.
Il senso del diritto è difendere i più deboli.
Veniamo ai costi umani,sociali,economici,di particolare rilievo.Partendo da questi ultimi,il problema più rilevante consiste nel trovare il “donatore” di gameti,difficilmente reperibile in Italia, atteso che si tratta di sottoporsi a lunghe e dolorose pratiche,specie per le donne.
E’ pertanto giocoforza acquistare dall’estero. La spesa preventivata nella definizione dei LEA su questo punto ammonta a 1000 euro per ogni donatore (tra costo delle prestazioni per la selezione dei donatori,prelievo e conservazione delle cellule riproduttive).Mentre “applicando le stime europee sul numero dei donatori è risultato un numero complessivo di donatori (tra maschi e femmine) di circa 4000 persone,per una spesa complessiva pari a quattro milioni di euro”.
Nella stessa Conferenza Stato-Regioni del 2014 si indicarono per la prima volta le cifre reali per ogni intervento:3500 euro per la più semplice pratica intrauterina;4000 per la fecondazione in vitro con donatore maschio e 4500 con donatrice femmina.Il ticket fissato tra i 400 e i 600 euro.Difficile far fronte alla spesa da ciò derivante,come osservato da Assessori regionali,a partire da quello lombardo,”se lo Stato non fornirà ulteriori fondi o se non si ridurrà l’impegno su altro”.
Con il conseguente aumento delle liste d’attesa,il necessario rivolgersi al privato o ad altre regioni e il connesso rimborso da quelle di provenienza.
Ma non è nemmeno certo che l’eterologa sia la “cura”per la sterilità della coppia.La sua percentuale di successo,infatti,si attesta,quando va bene,sul 20%.Nella “virtuosa” Emilia-dati 2015 e prima metà 2016-su 84 pazienti trattate,sono nati solo 12 bambini.Su un totale di 95 cicli,ne sono andati a buon fine soltanto 12.Uno su 9!
Il gioco vale la candela?A mio modesto avviso,per nulla.A parte i rilevanti costi economici,emerge un costo umano e sociale che solo un pervicace atteggiamento ideologico non vuole vedere.
E’ vero che i figli c.d. “trovatelli” (situazioni che meritano enorme rispetto e sovente incontrate nel mio volontariato) sono sempre esistiti,a causa delle nostre limitatezze umane.Ma un conto è che esista questa realtà,che ha pieno diritto di esigere vicinanza,ed un conto è che generiamo “trovatelli” con legge,per di più facendo ricadere i delicati costi sulla comunità.A partire dai diretti interessati,i figli,che si vedono selezionati,cioè eliminati (è questo l’esito della diagnosi preimpianto) quando non sono sani.
E’ il caso di essere davvero fieri di siffatto grado di “civiltà” al punto,come afferma la Giunta provinciale,di avviare “una futura azione formativa (!) e informativa rivolta alle nuove generazioni e in generale alla popolazione”?Amareggia,nell’epoca dei nuovi diritti esigibili,che per i piccoli che nascono così, di diritti non ce ne siano proprio.
E perché quest’afasia generalizzata di intellettuali,medici,psicologi,scienziati,bioeticisti,giuristi,ecc.?Non vi pare sappia tanto di silenzio colpevole?