Tecnologia e bambini: istruzioni per un uso ‘felice’ (con mamma e papà)
“È inutile negarlo: i piccoli di oggi sono tutti nativi digitali”: parola di Giovanni Bazzoni, Amministratore delegato e co-fondatore della compagnia Digital Tales. Questa settimana abbiamo chiesto proprio a lui se tutti i bambini sono felici di usare le nuove tecnologie.
Tra gli infiniti tasselli che compongono, e si incastrano quasi per magia, nella vita di un bambino, oggi non si può certo ignorare la presenza della tecnologia nel quotidiano.
Ma che valore riveste nell’esperienza dei più piccoli e, soprattutto, può contribuire a renderli più felici? L’abbiamo chiesto – sul filo della nostra sfida Pensieri d’autore – a Giovanni Bazzoni, Amministratore delegato della software house Digital Tales e veterano del mondo hi-tech.
“È inutile negarlo: i piccoli di oggi sono tutti nativi digitali. Bambini, già intorno ai 3-4 anni, usano le dita con strumenti – ormai di uso quotidiano – come l’iPhone e tutti gli schermi sensibili al tocco in modo del tutto automatico e naturale, quasi meglio di tanti adulti”, afferma l’Amministratore delegato.
Allora, tutti i bambini sono felici di usare le nuove tecnologie?
“Come padre, credo sia importante fare un percorso insieme al bambino, guidarlo alla scoperta della tecnologia e ‘normare’ questo rapporto.
Con la diffusione dei tablet, dove basta sfiorare la superficie per fare delle cose, di conseguenza è scesa l’età in cui un bimbo può avvicinarsi al mondo dell’hi-tech. La semplicità d’uso è indiscutibile, naturalmente occorre fare molta attenzione ai contenuti. Per quanto mi riguarda, io gioco molto, in modo ‘fisico’ e forse più tradizionale con mio figlio, ma ma credo che 10 minuti al giorno dedicati a una fiaba interattiva – e non lo dico perché è il mio lavoro! – siano una buona opportunità”, sottolinea Giovanni Bazzoni.
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Bambini e hi-tech con moderazione…
La questione fondamentale rispetto all’impiego delle tecnologie riguarda i contenuti, e non tanto gli strumenti: quasi tutti i bambini sono ormai abituati a vedere e ‘toccare’ con curiosità, già nella prima infanzia, telefonini, pc o tablet. A sostenerlo con convinzione è Giovanni Bazzoni che ci racconta anche l’approccio della sua azienda per i prodotti destinati ai più piccoli.
“Proprio dal punto di vista dei contenuti, noi, come software house, per sviluppare, per esempio, la fiaba di Cappuccetto Rosso per iPad, il nostro ultimo lavoro, ci siamo basati sui feedback di un gruppo di bambini. Abbiamo notato subito che a tutti piaceva molto la ripetizione di alcune azioni. Il lupo, per esempio, ha una bolla sul naso che scoppia se la tocchi: i bimbi continuavano a toccarla divertendosi molto.
Questo è un aspetto tipico dell’età dello sviluppo, la ripetizione di una nuova azione all’infinito per impossessarsene, che si presenta, traslato, anche nel rapporto tra i piccoli e l’impiego della tecnologia.
In questo caso, la fiaba è anche uno strumento didattico e si presta a diverse modalità d’uso. È possibile, per esempio, leggere e guardare in una lingua straniera con i più grandi e, mentre si divertono, assorbono informazioni. Non è pocoh, spiega l’Amministratore delegato. E aggiunge subito per chiarire ancora meglio il suo pensiero: gIl concetto base di questo tipo di prodotti per i più giovani è quello dell’edutainment, il termine è la fusione di educational + entertainment = gioco con fini didattici.
In questo senso, possiamo dire che questa categoria edutainment è l’erede di quelli che un tempo si chiamavano giochi educativi (e continuano ad esistere). Nella forma più classica o in quella elettronica, questo tipo di prodotti offrono un’esperienza formativa e divertente al bambino. Di conseguenza, in modo analogo alle attività più tradizionali, il punto fondamentale è la scelta delle proposte da parte degli adulti: gLa tecnologia non è sempre e solo ‘Il Male’, tutto dipende da cosa si propone ai bambinih, sottolinea Giovanni Bazzoni – gpersonalmente odio Facebook, non capisco che bisogno ci sia di sbandierare a tutti la mia vita, ma non è questo che serve ai più piccoli.
Un’avventura grafica, per esempio, pensata per rendere più digeribile la matematica, può aiutare i ragazzini delle medie ad affrontare la materia. Così mentre giocano, risolvono anche situazioni reali (il motorino si è fermato e occorre calcolare quanto carburante occorre). Nella dimensione di un gioco basato sull’edutainment, dove sono presenti problematiche reali, il contesto simulato permette di acquisire nuove competenze in modo divertente.
Alla fine, però, conclude il nostro esperto, è importante non dimenticare mai che nessuna proposta digitale, per quanto utile e ben fatta, può sostituire la relazione con la famiglia.
“Naturalmente, anche un’applicazione del genere, che rende piacevole una materia come la matematica, andrebbe usata con la guida e l’assistenza dell’adulto. Così può diventare un momento gradevole di condivisione, un altro punto di contatto tra genitore e figlio.
In ogni caso e situazione, il bambino desidera sempre attenzione da parte della mamma o del papà e, qualsiasi proposta dell’universo digitale, per quanto valida, resta solo uno strumento, non ‘parla’. Si limita a dire solo quello che ha immaginato il programmatore… La condivisione di un’esperienza con mamma e papà, invece, può certo rendere (sempre) un bimbo più felice.