Il frutto proibito è sempre il più dolce. Perché l’Italia ha bisogno della legge sulla maternità surrogata
L’espressione “il frutto proibito è sempre il più dolce” è nota a tutti da molto tempo ma tutt’ora funge da appello per fare qualcosa.
La frase idiomatica che sta per indicare qualcosa di desiderato ma con l’accesso limitato oggi è sempre più adeguata per descrivere la situazione nell’ambito di procreazione. La maternità surrogata vietata dalla legge italiana non fa calare l’interesse per questa tecnica da parte dei cittadini. Gli italiani si recano all’estero alla ricerca delle cliniche di medicina riproduttiva dove i programmi PMA in questione sono legali. Ciononostante, persino avendo trovato la soluzione dei problemi di infertilità all’estero, una volta tornati in patria le coppie riscontrano spesso difficoltà.
Nel 2013 una coppia italiana ha effettuato un programma di amternità surrogata a Kiev (Ucraina) dove queste pratiche mediche sono assolutamente legali. Ogni anno sono migliaia le coppie europee che si dirigono in Ucraina per usufruire dei servizi offerti dalle madri surrogate locali. La coppia in questione è una di queste. Una volta effettuato con successo il programma, a ritorno i coniugi sono stati accusati nella falsificazione del certificato di nascita, un crimine che viene punito con la privazione della libertà per il periodo che va da 5 a 15 anni.
Il bambino è stato partorito a Kiev grazie ad una madre surrogata che era stata fecondata con una blastociste ricavata da una fecondazione in vitro dove erano stati usati il liquido seminale del marito e gli ovuli della moglie. In questo modo la coppia non ha vietato nessuna legge, né europea né italiana.
L’ufficio anagrafe in Italia ha rifiutato la registrazione del bambino dal certificato di nascita ucraino dove i coniugi erano trascritti come “madre” e “padre”. La pubblica accusa ha insistito sul fatto che il certificato contenesse i dati non veritieri in quanto la madre di fatto del bambino secondo i documenti medici era una cittadina ucraina.
Il governo italiano tuttora rifiuta di riconoscere la legittimità della maternità surrogata nel paese. Ciononostante ogni mese sono almeno 300 coppie italiane che vanno in uno dei centri di medicina riproduttiva più grandi di Kiev. Constatando queste cifre è possibile capire la vera entità del problema dell’infertilità. “Le coppie infertili italiane ovviamente vorrebbero avere la possibilità di effettuare i programmi di PMA in patria. Però se questo risulta impossibile ci piacerebbe che lo stato non si intromettesse e non ci impedisse a fare ricorso a tali trattamenti all’estero, nei paesi dove è possibili farlo legalmente”, – afferma la coppia italiana.
Dopo aver capito l’assurdità delle accuse la pubblica accusa dell’Italia in seguito ha provato a cambiare l’articolo della legge affermando che fosse sussistita l’attuazione della maternità surrogata. Però il tribunale ha rigettato le richiesta della pubblica accusa affermando che i trattamenti e il parto avessero avuto luogo all’estero, in Ucraina, nel paese dove la maternità surrogata non è un reato. Inoltre, il tribunale ha preso in considerazione il fatto che non ci fossero parti offese in quanto la donna ucraina coinvolta (madre surrogata) non aveva mai avanzato alcuna istanza per lo sfruttamento del suo corpo o dell’abuso dei suoi diritti.
La maternità surrogata è vietata in Italia. Ciononostante le storie come quella suсcitata confermano la necessità di rivedere la legge e venire incontro ai bisogni attuali dei cittadini e alla medicina moderna. Infine, sarebbe già un buon compromesso chiudere un occhio sull’attuazione dei programmi di maternità surrogata da parte dei cittadini italiani all’estero in quanto nessuna legge interna viene infranta.