Consiglio d’Europa, ancora no alla maternità surrogata
Arriva il secondo no alla risoluzione sulla maternità surrogata al Consiglio d’Europa. Ma, insieme al no alla risoluzione, è arrivato anche un risicatissimo sì alle raccomandazioni, che in genere vengono pubblicate perché collegate alla risoluzione. E così, il Consiglio d’Europa si troverà – in una data tra il 10 e il 14 ottobre – a votare delle raccomandazioni “monche” della risoluzione, che è stata invece bocciata.
È l’ultimo atto della lunga battaglia per regolamentare la maternità surrogata in Europa, cominciata mesi fa quando l’europarlamentare belga Petra de Sutter, transgender e con interessi commerciali nel campo della maternità surrogata (la clinica dove lavora in Belgio è collegata ad una clinica indiana che pratica la maternità surrogata) è diventata relatore della risoluzione.
Nonostante l’evidente conflitto di interessi, De Sutter ha potuto continuare il lavoro, e non si è arresa nemmeno quando, a marzo, il Comitato Affari Sociali, Salute e Sviluppo Sostenibile dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE) aveva rigettato la risoluzione.
Il secondo voto si è tenuto il 21 settembre, e la nuova bozza – di cui non viene divulgato il testo – è stata bocciata con una maggioranza risicata. Ma allo stesso tempo, la PACE ha, in maniera del tutto insolita, approvato le raccomandazioni, che sono collegate alla risoluzione.
Le raccomandazioni sono contenute in poche righe, e chiedono prima di tutto delle linee guida europee per salvaguardare i diritti dei bambini in relazione agli “accordi di surrogazione” e di lavorare sul diritto privato sullo status dei bambini, in particolare sui temi che nascono quando si deve definire a chi spetta la paternità legale di un bambino nato da maternità surrogata.
In pratica, da una parte la PACE rigetta di nuovo la maternità surrogata, ma dall’altra resta una piccola porta socchiusa, anche se in maniera un po’ insolita. Ma perché questo? Come mai una maggioranza acquisita poi diventa una minoranza nel voto successivo?
Succede che i membri dell’assemblea parlamentare europea (che sono delegati dei Parlamenti nazionali) spesso sottovalutano la portata delle votazioni. Dopo la votazione sulla risoluzione, alcuni non hanno partecipato alla votazione successiva, e questo ha creato una minoranza improvvisa. In realtà, ci sarebbero i numeri addirittura per bandire la maternità surrogata in Europa, ma questi non vengono raggiunti per un diffuso assenteismo.
Non a caso la FAFCE, la Federazione di Associazioni Famigliari Europee, fa sapere con una dichiarazione del presidente Antoine Renard di essere “preoccupati di vedere che l’attuale bozza non affronta il problema centrale di una pratica che fa del bambino un bene di consumo e della donna uno strumento”.
Renard chiede di ascoltare le 110 mila persone che hanno già firmato la petizione “No Maternity Traffic, trasmessa già lo scorso marzo, che chiede un bando totale della maternità surrogata. L’iniziativa era stata varata già nel settembre 2015 dall’Union Internationale pour l’abolition de la gestation pour autrui, fondata da varie sigle, tra cui l’European Center for Law and Justice, la Fondazione NOVAE Terrae, La Manif pour Tous, il FAFCE, Care for Europe, European Dignity Watch
Ma il movimento anti-maternità surrogata è ancora più ampio: il Parlamento Europeo aveva già detto “no” alla maternità surrogata lo scorso 17 dicembre, votando la “Relazione annuale sui diritti umani nel mondo e la politica dell’Unione in materia”. Ma anche il mondo femminista si è mobilitato, nei mesi scorsi, per dire no alla maternità surrogata, perché mercificazione del corpo di una donna.
La Pontificia Accademia per la Vita ha mostrato già più volte preoccupazione sul tema, già alla vigilia del dibattito che si era tenuto al Parlamento Europeo a dicembre. L’occasione per un commento era dato dal caso Paradiso-Campanelli (un caso di maternità surrogata in Russia che ha coinvolto una coppia italiana). Monsignor Renzo Pegoraro, Cancelliere della Pontificia Accademia per la Vita, aveva sottolineato a Radio Vaticana che “l’elemento che preoccupa molto è questa forma di commercializzazione per cui con il denaro si può comprare una donna, trasformandola semplicemente in una incubatrice e comprarne poi il figlio. E’ quindi una agenzia che offre tutto un pacchetto di servizi rendendo una gravidanza e anche un bambino che nasce un qualcosa che si può acquistare, invece di qualcosa verso il quale avere responsabilità di tutti i tipi”.