Fecondazione in vitro: rischi e problemi
Fecondazione in vitro: rischi e problemi
È abbastanza raro che ci siano complicazioni serie durante un ciclo di procreazione medicalmente assistita (Pma) o fecondazione in vitro, che sia una Fivet o una Icsi, ma poiché si tratta di una procedura medico-chirurgica complessa sono sempre possibili rischi e problemi. Ecco i principali durante una Fivet, illustrati da Fabio Facchinetti (puoi chiedergli un consulto), professore di medicina dell’età prenatale all’università di Modena e Reggio Emilia.
EFFETTI DEI FARMACI
Le donne che vogliono un figlio e che si sottopongono alla Pma, e in particolare alla Fivet, sono sempre molto preoccupate per i possibili effetti collaterali dei farmaci che assumono, e una delle domande più frequenti è: che rischi corro nel sottopormi a questo bombardamento ormonale? In realtà, almeno per quanto riguarda le gonadotropine, sembra che i rischi immediati siano quasi nulli.
• Irritazioni locali. I foglietti illustrativi dei farmaci usati per la fecondazione in vitro citano come effetto collaterale più frequente una reazione locale nel punto di iniezione, cioè bruciore, irritazione, arrossamento.
• Reazioni allergiche. È possibile, ma molto raro, che vi sia una reazione allergica o problemi nella circolazione sanguigna (formazione di trombi).
• Iperstimolazione ovarica. Il rischio maggiore legato all’uso delle gonadotropine è la sindrome da iperstimolazione ovarica (in inglese ovarian hyper-stimulation syndrome, Ohss), che rappresenta la più seria e preoccupante complicazione di una Fivet (e, molto più raramente, di una fecondazione in vivo). L’assunzione di gonadotropine, in particolare di Fsh, può causare lo sviluppo un numero eccessivo di follicoli che portano le ovaie a ingrossarsi troppo, scatenando (con un meccanismo ancora non del tutto chiaro) una serie di problemi a catena: se l’iperstimolazione peggiora, all’ingrossamento delle ovaie segue un aumento della permeabilità capillare e un travaso della parte liquida del sangue che si riversa nelle cavità, più spesso in addome (ascite), nei polmoni e nel cuore; il sangue si addensa e lo squilibrio elettrolitico si altera, causando complicazioni respiratorie, cardiache, epatiche e renali che, se non trattate adeguatamente in ospedale, possono portare anche alla morte. Per fortuna però le forme gravi di iperstimolazione sono rarissime: si calcola che riguardino al massimo il 3% dei trattamenti di Pma, e solo in una minima percentuale di casi (l’1%) la sindrome è abbastanza grave da richiedere un ricovero. In gran parte dei casi l’insorgenza della sindrome è facilmente valutabile prima che la situazione diventi grave: se le ecografie mostrano che ci sono molti follicoli e che le ovaie si stanno ingrossano, se il livello di estradiolo aumenta molto o molto rapidamente, se la donna accusa i sintomi di un’iperstimolazione lieve (malessere generale, distensione addominale, nausea, vomito e/o diarrea), è facile sospettare che ci sia un rischio di iperstimolazione e intervenire prima che la situazione peggiori. Le forme gravi di iperstimolazione si verificano solo dopo l’iniezione di Hcg che precede il pick-up, dunque se la situazione è a rischio bisogna interrompere la stimolazione e cancellare quel ciclo di Fivet prima del pick-up. Se invece la situazione non appare rischiosa, si può scegliere di somministrare l’Hcg e fare il pick-up, rimandando però il transfer degli embrioni a un ciclo successivo, dopo congelamento, perché la quantità di Hcg dovuta alla gravidanza peggiorerebbe i sintomi della sindrome.
• Rischi a lungo termine. Negli ultimi anni si è discusso della possibilità che i farmaci usati per la stimolazione ovarica aumentino il rischio di avere un cancro alle ovaie, al seno o all’utero, ma i dati sono controversi: lo studio del 1994 che ha scatenato il dibattito si riferiva a donne che avevano usato clomifene per almeno 12 mesi, ma non esistono dati analoghi per le gonadotropine, anzi studi recenti sembrano smentire questa eventualità. In attesa di nuovi studi, si può dire che non c’è nessuna certezza che i farmaci usati per la stimolazione ovarica siano rischiosi per la salute. Molto dipende comunque anche da quali altri farmaci sono usati nell’ambito di un ciclo di Pma. È chiaro infatti che se alle gonadotropine si associano la pillola anticoncezionale, gli agonisti o gli antagonisti, il progesterone, il cortisone e l’eparina, gli effetti collaterali cambiano.
GRAVIDANZE MULTIPLE
Uno dei rischi più frequenti nella Pma è la possibilità di una gravidanza multipla, cioè con due o più gemelli. Il rischio varia a seconda dell’età della donna e del tipo di trattamento. In Italia si calcola che sia gemellare il 20% delle gravidanze ottenute con la Pma, una su cinque. Gran parte delle donne non solo non sono spaventate dall’eventualità di una gravidanza gemellare ma ritengono che sarebbe un colpo di fortuna. Tuttavia, dal punto di vista medico, una gravidanza multipla, e soprattutto una con più di due feti, è un evento che va evitato. Le gravidanze multiple aumentano infatti i rischi sia per la madre che per i bambini.
GRAVIDANZE ECTOPICHE
Nelle donne che si sottopongono alla Fivet si registra un aumento delle gravidanze ectopiche, cioè di gravidanze in cui l’embrione si impianta al di fuori dell’utero e in particolare in una tuba. Si ritiene che nell’ambito della fecondazione in vitro questi casi arrivino al 3%, contro l’1% nella popolazione generale. Non è chiaro perché ciò avvenga, visto che gli embrioni vengono accuratamente depositati all’interno dell’utero. Secondo alcuni, dipenderebbe dalle cause stesse dell’infertilità. Una gravidanza extrauterina è un serio problema e deve essere diagnosticata il prima possibile per evitare complicazioni che possono essere molto pericolose. Di solito un valore molto basso di BetaHcg, soprattutto se accompagnato da perdite di sangue e dolori addominali, è indicativo di una gravidanza ectopica, ma la verifica definitiva si esegue con un’ecografia alla sesta settimana di gravidanza, durante la quale viene controllata la collocazione dell’embrione. La maggior parte delle gravidanze extrauterine devono essere rimosse con un intervento in laparoscopia. In alcuni casi la gravidanza può essere «spenta» mediante somministrazione di un farmaco chemioterapico (metotrexate).
COMPLICANZE CHIRURGICHE
Come ogni atto medico, anche le procedure chirurgiche eseguite durante una fecondazione in vitro presentano rischi: il prelievo degli ovociti per via transvaginale può comportare lesioni alla vescica, all’intestino, a vasi sanguigni e infezioni di vario grado. Ed è sempre possibile che ci siano complicazioni dovute all’anestesia. Questi eventi, quantomeno i più gravi, sono rarissimi: si calcola che le complicanze di questo tipo riguardino un intervento su mille, cioè lo 0,1% dei casi. Si possono verificare dolore nell’immediato postoperatorio, perdite ematiche contenute, febbricola o ipotensione. Più frequenti (circa l’1% dei casi) sono i danni a lungo termine alle ovaie, spesso causati dall’avere erroneamente aspirato, durante il prelievo degli ovociti, una cisti endometriosica.
Fonte: https://www.ok-salute.it/diagnosi-e-cure/fecondazione-in-vitro-rischi-e-problemi/