‘Il figlio sospeso’, la necessità di nascere desiderati raccontata da Egidio Termine
Lauro, il protagonista della storia, perde il padre Anturio all’età di soli due anni. La madre, Giacinta, fa in modo che il ricordo, già sbiadito del padre, sia cancellato del tutto dalla memoria del figlio privandolo di racconti e fotografie riguardanti Anturio.
Il giovane Lauro cresce con un’immagine paterna modellata sulle sue esigenze e, pertanto falsata nella sua oggettiva affettività. Un evento sconvolge il normale decorso della sua quotidianità fatta di paure e incertezze: trova per caso un indizio che lo spinge a credere che il padre avesse avuto, in Sicilia, una relazione dalla quale è nato un figlio. La sete di verità lo spinge sulle strade di un ‘viaggio’ alla ricerca di un fratello ma, ciò che scoprirà lo riguarderà intimamente e personalmente: Lauro è stato concepito con la modalità dell’utero in affitto. Poco alla volta la verità si fa spazio ed emerge nella sua drammaticità, ma anche nella sua forza liberatrice.
Presentato in molti festival europei il film ha ottenuto molte critiche positive; ed incuriositi dal titolo siamo riusciti a rivolgere alcune domande al regista Egidio Termine: perché un film sulla maternità surrogata?
“In realtà non è un film sulla maternità surrogata, nel senso che non esprime un giudizio di carattere morale sulla pratica dell’utero in affitto. E’ un film sul bisogno si sentirsi amato della persona sin dal suo concepimento. E quindi un film che vede la pratica dell’utero in affitto che entra in maniera trasversale nella storia. Un bambino deve sentirsi amato e quindi accolto, per potere sviluppare una personalità armonica e ricca di fiducia alla vita…
Se, invece sin dal grembo materno sente che sarà in qualche modo ceduto ad un’altra madre, sicuramente ne subirà delle conseguenze a carattere psicologico. Le coccole sono dovute al bambino, sin dal suo concepimento, come dicevo prima, ma come fa una madre a fare le coccole e a parlare con amore al piccolo che tiene in grembo se poi lo dovrà cedere?”
Il film è stato riconosciuto di interesse culturale nazionale: è una bella soddisfazione?
“Sì, è una bella soddisfazione, perchè il film ha avuto il riconoscimento dell’interesse culturale da parte del Ministero dei Beni Culturali, ed anche un piccolo contributo economico. Ma la maggiore soddisfazione per me, che sono l’autore, è quella che non solo i cattolici lo hanno apprezzato ma anche i laici, e questo perché non ho parlato come se esprimessi una tesi, ma ho parlato al cuore delle persone, e il cuore non è né cattolico né laico, il cuore appartiene alla sfera dell’umano”.
Qual è il motivo per cui il suo film inizia con l’affermazione ‘pater semper certus’?
“La frase latina ‘Mater semper certa est, pater numquam’, è un’affermazione un po’ irriverente, ma comunque valida in una concezione antropologica classica. Ma se oggi viviamo un passaggio tra l’umanesimo e il post umanesimo in cui si vuole ridisegnare l’antropologia umana, allora il padre è certo, anche se a volte sconosciuto, ma rintracciabile in una unità, mentre la madre è incerta perché ci possono essere oggi almeno cinque tipi di maternità per la stessa persona. E’ chiaro che il cappello che io scrivo per aprire il film è senza dubbio carica di sarcasmo nei confronti della nuova antropologia che ci rende sospesi”.
Il film è stato presentato a diversi Festival cinematografici: come è stata l’accoglienza?
“L’accoglienza è stata sempre positiva, devo dire con molta immodestia che il film piace a chi si siede in sala senza pregiudizi e mi riferisco anche ad alcuni cattolici che si aspettavano una presa di posizione drastica. Ma secondo me il valore di questo film, da un punto di vista dell’analisi bioetica, è quella di trattare il tema con molta misura, facendo emergere il dramma nei suoi aspetti più significativi”.
Quando si potrà vedere nelle sale cinematografiche?
“Penso che il distributore Angelo Bassi della Mediterranea Productions lo immetterà nelle sale nel febbraio 2017 perché con la nuova legge ci possono essere dei vantaggi sulla Tax Credit, che consiste in una serie di agevolazioni fiscali per i film che hanno ottenuto il riconoscimento dell’interesse culturale anche per la distribuzione. Ma comunque stiamo cercando di portarlo in giro per le scuole di tutta Italia”.