Gestazione per altri/e, il proibizionismo è pericoloso

La discussione sulla gestazione per altri/e, approda alla Camera su input del Nuovo Centro Destra per l’approvazione di mozioni in vista della definitiva approvazione della stessa legge. La rappresentazione è quella di un’emergenza sociale, veicolata dall’espressione dispregiativa dell’allarme “utero in affitto” strumentalmente agitata.

È indubbio che questa pratica sociale delinei una frontiera delicata e complessa, intorno alla nascita, al suo significato, alla luce di mutamenti straordinari nel rapporto tra sessualità, procreazione e genitorialità. Un unico punto rimane fermo: per nascere e venire al mondo è indispensabile il corpo femminile, è solo il sì di una donna che dà vita al legame che si instaura tra madre e figlio/a. Una perdurante centralità femminile nella nascita che non nega il valore della genitorialità fuori dalla procreazione. Infatti, come ci raccontano le felici storie di adozione, maternità/paternità genetica e biologica e genitorialità non sempre coincidono.

È il contesto delle relazioni umane, come quello della globalizzazione del mercato della riproduzione, che sono cambiati e problematizzano in modo inedito una pratica antica quanto il mondo patriarcale, ipocritamente tollerata per ovviare alla sterilità dei ceti più abbienti, pratica in Italia possibile in modo tutto “naturale” e legale. La navigazione nel mare di questo cambiamento può seguire due approcci diversi: l’uno stando in coperta, al riparo delle proprie certezze ideologiche assolutizzate con cui giudicare e punire; l’altro mettendosi al timone per guidare la navigazione: conoscere, ascoltare, distinguere, governare i processi a tutela dei soggetti coinvolti.

Le numerose mozioni presentate hanno seguito il primo approccio, salvo, unica, la mozione presentata da Sinistra Italiana che ha scelto il secondo. Il primo approccio è di sicuro più semplice, non fa la fatica di distinguere, proibisce tout court sia chi invoca il “reato universale” come quelli che si applicano ai genocidi (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia) sia chi, con problematicità o sposandolo in toto, si riferisce al divieto della legge 40 e al paragrafo 115 della risoluzione del Parlamento Europeo (2015/2229), (PD, Lupi, M5S). In questo senso, è da sottolineare lo spostamento del Pd che al Senato si era schierato, tramite la Senatrice Finocchiaro, sul reato universale e che in quest’occasione pur nell’ambiguità dell’impianto della mozione, ha almeno scelto con chiarezza la tutela dei bambini/e.

Le pratiche non sono omogenee, le situazioni sono diverse. Ci sono situazioni di sfruttamento e semi- schiavitù, che vanno perseguite, ma si sono esperienze di tutt’altro segno, di donne gestanti per altre coppie come libera scelta. Può succedere che una sorella, un’amica, si prestino per solidarietà e affetto a portare avanti una gravidanza per chi -altra donna- ne è altrimenti impossibilitata. Così come succede che coppie prevalentemente di sesso diverso e dunque non solo uomini, stabiliscano un’alleanza con una donna (o con due, nel caso di distinzione tra donatrice di ovulo e di gestazione) per “avere un figlio insieme”, senza quindi escludere nessuno, tanto meno la gestante dalla esperienza relazionale e affettiva del bambino che nasce.

Dalla non distinzione ne consegue la scorciatoia della proibizione tout court. È da ricordare ai firmatari delle mozioni che adottano questa linea, di maneggiare con attenzione il diritto penale nella sua portata simbolica per gli effetti dello stigma che una condanna di questo tipo getterebbe addosso alla donne e a chi nasce da queste pratiche. La tentazione proibizionista è sbagliata e pericolosa.

Aumentare la carcerazione dei genitori che sono ricorsi a questa pratica, anche quelle del tutto legali in altri paesi, come promettono il Nuovo Centro Destra e la Ministra Lorenzin, renderà orfani i bambini nati. Punirà i bambini per punire i genitori. È da ricordarlo al PD che comunque ha scelto la tutela dei bambini comunque venuti al mondo. Insistere sulla proibizione ha l’effetto di alimentare e non contrastare un mercato clandestino, senza tutele giuridiche, sanitarie e sociali per la donna ed i bambini, contraddicendo, per eterogenesi dei fini, l’intento di voler tutelare i soggetti più deboli. Con l’illusione di imprigionare comportamenti sociali che attengono alla sessualità e la procreazione, al contrario dinamici, che non hanno nulla di naturale, ma sono costruzioni sociali e relazionali mutevoli.

Il gruppo di Sinistra Italiana ha proposto un altro ordine del discorso rispetto al populismo penale con una regolamentazione leggera che metta al centro di questo nuovo scenario la figura della gestante. Riaffermare la priorità della soggettività femminile costituisce la difesa più valida contro sfruttamento e l’espropriazione del figlio attraverso la garanzia alla madre gestante della libertà di non separarsi dal figlio/a dopo la nascita. È questo riconoscimento di soggettività della donna l’argine più efficace ai rischi della mercificazione e dello sfruttamento dei corpi.

Fonte http://www.huffingtonpost.it/marisa-nicchi/gestazione-per-altri-legge-40-utero-in-affitto-_b_10004156.html