Il suo corpo e i miei geni. Cosa prova la madre genetica nel corso di una gravidanza surrogata?

“Alla 23esima settimana di gravidanza sentivo mio figlio spingersi e girarsi. Durante un’ecografia sullo schermo l’ho visto muoversi e spostare una mano, ho sentito il suo battito cardiaco. Nostro figlio è il risultato del lavoro degli embrionologi che hanno fecondato i miei ovuli con il liquido seminale di mio marito in vitro. Volevamo tantissimo un figlio che fosse legato geneticamente a noi. Però infine non sono riuscita a portare avanti la gravidanza e partorire questo bambino.

Era il nostro terzo tentativo FIVET che è fallito di nuovo. Ho già 39 anni, mio marito ne ha 56. È piu’ grande di me però come hanno dimostrato i referti medici il suo sperma è di ottima qualità. Dopo il terzo aborto abbiamo deciso di ricorrere alla maternità surrogata gestazionale. Abbiamo deciso di tentare un’altra volta e che questa volta sarebbe stata l’ultima; dovevamo cercare una donna che avrebbe potuto portare in grembo nostro figlio. È stata una misura estrema, bisognava prendere in considerazione molti fattori della questione: finanziaria, religiosa, sociale, giuridica ma soprattutto quella morale e psicologica.

Il desiderio di essere madre ossia partorire un figlio e prendersene cura c’è stato sempre dentro di me. Non ho mai avuto dubbi sulla mia capacità di essere una brava madre. Ho avuto un’infanzia felice, i genitori che mi amavano e una madre che prendeva cura di me. Vedevo la maternità come una conseguenza naturale delle relazioni familiari. Ed io ho sempre voluto partorire un figlio in modo naturale. Proprio per questo mi risultava difficile accettare psicologicamente che mio figlio sarebbe stato gestato da un’altra donna, una donna estranea.

Mio marito ha già 3 figli dal precedente matrimonio. Io, invece, non li ho mai avuti e volevamo averne uno in comune. Abbiamo un matrimonio felice e ci vogliamo bene, ho anche un ottimo rapporto con i figli di mio marito. Però gli anni della mia infertilità sono diventati un peso per me, si sono evoluti in disperazione e stanzhezza psicologica. Per cui quando siamo arrivati al centro di medicina riproduttiva BioTexCom, la dottoressa ci ha detto che con l’aiuto della maternità surrogata presto saremmo diventati dei genitori felici e subito mi sono ripresa. La nostra madre surrogata è una donna molto simpatica e carina. È anche educata e istruita. La sua motivazione per diventare una madre surrogata era molto chiara. È stata sincera dicendoci che vorebbe guadagnare i soldi per pagare un’università prestigiosa ai suoi 2 figli nativi. Inoltre lei ha detto che provava una profonda trepidazione e piacere di poter aiutare la gente in questo modo unico.

Quando siamo venuti a sapere che la nostra madre surrogata era incinta abbiamo toccato il cielo con un dito. Premettendo che vivevamo in un paese e facevamo il programma di maternità surrogata in un altro non avevamo la possibilità di stare a contatto e vedere la madre surrogata nel corso della sua gravidanza. Però il nostro psicologo disse che era meglio così siccome gli specialisti sconsigliano di avere rapporti stretti e calorosi con la madre surrogata. Al contempo eravamo a conoscenza di tutto l’andamento del programma, dello stato di salute della nostra madre surrogata e nostro figlio; tutto ciò era possibile grazie alla coordinatrice del programma: lei ci inviava tutti i referti medici, le foto e i video delle ecografie e ci aggiornava su ogni eventuale cambiamento delle terapie della donna portatrice. Disponendo delle informazioni così dettagliate mi sembrava di provare tutto quello che provava una donna incinta, mi sembrava di essere addirittura incinta.

Abbiamo deciso di non raccontare a nessuno del nostro programma e imitare una gravidanza. Per me è stata un’unica chance di viverla. Abbiamo comprato la pancia finta e non avrei mai potuto pensare che mi sarebbe piaciuto così tanto imitarlo. Posso dire con certezza di aver vissuto questa gravidanza insieme alla nostra madre surrogata. Ho rifiutato completamente le bevande alcoliche, seguivo una dieta equilibrata consigliatami dal dottore, passavo molto tempo all’aria aperta e riposavo abbastanza. Talvolta mi sembrava di avvertire una sensazione simile alla tossicosi.

Quando eravamo in procinto al parto mi preoccupavo di tutto. Mi preoccupavo della madre surrogata e di mio figlio, speravo che andasse tutto bene. Inoltre, ho iniziato a pensare alla mia futura maternità e se mi sentirò la madre di questo bambino a tutti effetti. Ho degli amici che sono diventati genitori grazie agli ovuli donati e altri che hanno addottato un bambino. Tutti loro sono felici e amano da morire i loro figli. Però ero preoccupata di non avere una preparazione naturale, gli istinti materni che si svegliano nella donna quando lei porta suo figlio in grembo. Per quanto volessi imitare la gravidanza, non lo potevo mai essere.

Cercavo di concentrarmi sul lato positivo: io sono la madre biologica e legittima che crescerà questo bambino e chi quest’ultimo chiamerà mamma. In 9 mesi ho studiato tutte le informazioni possibili sulla gravidanza, parto, periodo post partum, cura dei neonati e molte altre cose. Io e mio marito abbiamo frequentato un corso per  futuri genitori e ci è piaciuto tantissimo. Mi sono perfino iscritta al corso di yoga. Tutto sommato, eravamo pronti per l’arrivo del bebé al 100%.

Quando la nostra madre surrogata è stata ricoverata all’ospedale per il parto siamo subito partiti per Kiev. Quando lei stava partorendo mi sembrava di provare le stesse sensazioni: il dolore, le contrazioni, la tensione e un’immensa gioia quando è nato nostro figlio. I coordinatori della clinica hanno provveduto a sbrigare le pratiche burocratiche molto presto. Non era menzionato da nessuna parte il ricorso alla maternità surrogata e nel certificato di nascita c’erano i nostri nomi: mio e quello di mio marito.

Quando siamo tornati a casa ci siamo immersi in un periodo difficile però era piacevolmente difficile in quanto abbiamo aspettato a lungo per avere questa “difficoltà”. Non dormivamo di notte, ci stancavamo e ci alternavamo per stare sempre con nostro figlio. Dal momento che ho preso in braccio mi figlio mi sono sentita sua madre e tutte le mie preoccupazioni erano svanite. E oggi sono certa al 100% che nostro figlio appartiene solo a me e a mio marito. Le nostre particelle sono state unite in vitro e nostro figlio è stato partorito grazie ad una bellissima donna che mi ha aiutata a gestarlo. Nostro figlio è il momento piu’ luminoso della nostra vita e la realizzazione del nostro sogno nel cassetto. Lui è il nostro Universo che è stato creato da noi stessi con un piccolo aiuto esterno 😉