«Io e mio marito, genitori grazie alla fecondazione assistita»

Valentina non aveva mai avuto problemi di fertilità, fino a quando ha avuto un aborto spontaneo e sono iniziate le difficoltà. Insieme a suo marito ha scelto la procreazione assistita e, dopo il dolore, è arrivato Ottavio

«Mi chiamo Valentina, sono sposata da sette anni. Io e mio marito abbiamo sempre sognato un bambino ma ci siamo sposati giovani e abbiamo deciso di impiegare i nostri primi anni di matrimonio a viaggiare, rimandando di qualche anno il desiderio di avere un bambino. Quando abbiamo deciso di avere un figlio, ormai quattro anni fa, non ho mai pensato di poter avere problemi di fertilità. Del resto tutte le donne della mia famiglia, sono state fertili.
Nella mia mente, era praticamente impossibile avere problemi a rimanere incinta.

E invece, da quando abbiamo iniziato a desiderare un bambino, ci siamo dovuti impegnare parecchio prima di raggiungere il risultato tanto atteso. Sono passati quasi due anni per avere tra le mani il test di gravidanza positivo. Quello che ha confermato il mio stato interessante. Ero al settimo cielo. Non potevo credere di portare dentro di me nostro figlio.

Io e Mauro, vista la fatica fatta, eravamo attenti a tutto. Al cibo lui, ai troppi sforzi io. Costruivamo giorno dopo giorno la nostra felicità. Una notte poi, mi sono svegliata piegata dal dolore. A nulla è servita la nostra corsa disperata in ospedale. Emorragia, il sangue l’ho sentito uscire tutto insieme, come un pezzetto di te che si stacca e va via. Con lui ho perso anche il mio bambino. Poi gli esami, tanti accertamenti e la certezza di avere una sola tuba funzionante. Mauro è stato bravissimo a farmi sentire ancora una donna, d’improvviso mi sentivo senza un pezzo, fallata.

La paura e la fatica precedentemente fatta per rimanere incinta naturalmente mi hanno spinta a giocarmi la carta della procreazione assistita. Non conoscevo nulla, trovavo solo informazioni su internet, dove la maggior parte delle coppie che tentano questo percorso, si nasconde. Questa diversità non è accettata. Come a dire che i bambini che nascono grazie alla fecondazione medicalmente assistita siano artificiali, diversi. Meno veri degli altri.

Così non è, ma a molto poco importa, i problemi di fertilità in una donna vengono letti con violenza. Come se quella donna non fosse improvvisamente più utile. Io non ho fatto eccezione, non sono utile a fare i bambini “naturalmente”. Ma Mauro e io siamo forti, quindi iniziamo questo percorso con curiosità e decisi ad affrontare qualsiasi ostacolo pur di coronare il nostro sogno.
Ci proviamo quindi, mi estraggono gli ovuli, li fecondano e resto incinta. Non mi muovo dal letto, la paura di fare un passo falso è tantissima.

I mesi passano lenti ma quando accarezzo la mia pancia che si gonfia, sentire mio figlio che si muove mi basta per portare pazienza. Nove mesi dopo, quel bambino nasce, è un maschio, si chiama Ottavio e adesso ha otto mesi. La festa della mamma vorrei dedicarla all’impegno che tutte le madri portano avanti ancor prima di rimanere incinte. Si è madri ancora prima di esserlo, dal giorno che si desidera un figlio. Auguro alle donne che ci stanno provando in tutti i modi, tanta felicità, nella speranza che l’infertilità sia un tabù in grado di cadere. È solo parlandone che si ci può dare forza a vicenda. Non sempre i problemi sono irrisolvibili. La medicina ha fatto passi avanti enormi e io posso affermarlo con gioia, mentre osservo insieme a mio marito, questo cucciolo che ci riempie d’amore».

Fonte: https://www.vanityfair.it/news/storie-news/2018/05/12/festa-della-mamma-fecondazione-assistita