L’ovodonazione

In Italia, la legge n. 40 del 19 febbraio 2004 recante “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita” vieta la donazione di ovociti e di spermatozoi (gameti), quindi anche la fecondazione eterologa.

L’ovodonazione è una tecnica di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo che prevede la donazione di ovociti da parte di donne normalmente fertili e sane a donne riceventi che hanno una situazione ginecologica tale da non poter avere figli con i propri ovociti.

Il patrimonio ovocitario della donna si forma alla nascita  e gli ovociti invecchiano con la donna, a differenza degli spermatozooi che vengono prodotti ciclicamente. Dopo una certa età (in genere 35 anni) la loro qualità inizia a peggiorare e si riduce progressivamente la probabilità di avere una gravidanza. Per tale motivo spesso si consiglia l’ovodonazione a tutte le donne sopra i 42 anni.

Anche le donne già in menopausa  (fisiologica o precoce) possono ricorrere all’ovodonazione, effettuando un opportuno trattamento ormonale per ristabilire fittiziamente il ciclo e preparare l’ endometrio all’impianto dell’embrione.

La donazione di ovuli rende possibile il miracolo della vita in donne che non potrebbero altrimenti avere figli. Grazie all’ ovodonazione la donna ricevente vedrà realizzato il sogno di una maternità spesso a lungo ma invano inseguita e grazie all’aiuto di un’altra donna.

Le riceventi sono schematicamente rappresentate da :

1) Donne con assenza di mestruazioni per menopausa, danno ovarico (fattori ereditari, aver sofferto di processi infettivi, essere state sottoposte a chemioterapia o radioterapia, ecc.) o per pregressa chirurgia ovarica.

2) Donne normalmente mestruate, che rispondono poco o per nulla alla stimolazione ovarica, nelle quali non si è ottenuta fecondazione degli ovociti dopo ripetuti tentativi di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) o nelle quali si sono verificati fallimenti multipli di impianto embrionale.

3) Donne oltre i 40 anni, che hanno avuto scarsi successi con la PMA utilizzando i propri ovociti per la cattiva qualità degli stessi.

4) Donne portatrici di malattie genetiche che vogliono azzerare il rischio di trasmettere la propria malattia alla prole e che non può essere identificata attraverso la Diagnosi Genetica Preimpianto.

L’ovodonazione è perciò sostanzialmente indicata nel caso di ripetuti insuccessi di fecondazione artificiale condotta con gli ovociti della paziente o nel caso in cui gli esami clinici sulla paziente mostrano che non “produce” ovociti o che ne “produce” in scarsa quantità o qualità, rendendo praticamente nulle le possibilità di iniziare o di portare a termine una gravidanza, anche attraverso le tecniche di fecondazione assistita.

L’ età delle riceventi influisce poco sull’ esito dell’ ovodonazione; le possibilità di successo sono costanti fino a circa 45-46 anni, poi scendono leggermente.

Le donatrici sono donne sane, di giovane età (18-34 anni), di provata fertilità (meglio se hanno avuto già un figlio sano) e buone produttrici di ovociti.

Di norma le donatrici sono anonime e procurate esclusivamente dallo stesso Centro. Esse vengono sottoposte a tutti i test per escludere che abbiano malattie infettive o ereditarie.

La buona qualità dei loro ovociti  assicura anche un basso rischio di aborto. Tutti gli ovociti sono a disposizione delle destinatarie dell’ ovodonazione. In questo caso i tassi di successo per ogni tentativo sono alti ( sino al 70% con embrioni non congelati ); ovviamente anche i costi sono maggiori poichè occorre generalmente pagare la donatrice. In Europa la full egg donation è praticata soprattutto in Spagna, in Grecia, in alcuni paesi dell’ est, in Belgio (non in grandissimi numeri) e in pochi altri posti.

In alcuni Paesi le pazienti possono optare per l’uso degli ovociti di una familiare, di solito una sorella più giovane.

Le donatrici vengono normalmente scelte in base alle caratteristiche somatiche delle riceventi e dunque normalmente ogni caso viene valutato e studiato singolarmente.

Gli istituti maggiori hanno molte clienti e sono abbastanza organizzati per avere donatrici più o meno di tutti i tipi; in alcuni casi è necessario aspettare un pò di più come ad esempio se si vuole una donatrice con gli occhi azzurri i tempi potrebbero allungarsi.

Con l’ ovodonazione il rischio di aborto è contenuto e circa una gravidanza su dieci va perduta poichè gli ovociti che provengono da donatrici giovani hanno un’ alta capacità di impianto.

L’ovodonazione si realizza essenzialmente in tre fasi:

  • Nella prima fase la donatrice si sottopone alla stimolazione ovarica, trattamento ormonale tipico della fecondazione in vitro che ha lo scopo di portare a maturazione parecchi ovociti contemporaneamente. Nel frattempo il ciclo mestruale della donna ricevente viene sincronizzato con quello della donatrice in modo che il suo endometrio sia pronto a ricevere gli embrioni quando gli ovociti della donatrice verranno fecondati. La sincronizzazione viene ottenuta attraverso un blando protocollo ormonale (estrogeni per via orale o transdermica)
  • Gli ovociti portati a maturazione dalla stimolazione ovarica vengono poi raccolti attraverso un prelievo ovocitario ecoguidato (pick-up) e fecondati in vitro mediante ICSI cioè in ogni ovocita si inietta un idoneo spermatozoo del compagno della ricevente o eventualmente di un donatore (microinseminazione).
  • Il trasferimento nell’ utero delle riceventi degli embrioni ottenuti con i cicli di ovodonazione verrà fatto tra i  due ed i cinque giorni dopo l’ inseminazione a seconda che si vogliano trasferire gli embrioni o le blastocisti. Il numero di embrioni trasferiti dipenderà dalla qualità embrionale ma in genere gli embrioni trasferiti sono due. Qualche giorno prima del trasferimento embrionale, la donna inizierà un trattamento con Progesterone che prepara l’ endometrio ad accogliere gli embrioni.

Spesso con l’ ovodonazione si ottengono più embrioni di quelli necessari per il primo tentativo e quelli non utilizzati possono essere congelati per usarli se il primo tentativo fallisce; le possibilità di successo con gli embrioni congelati sono minori e  il costo per il loro trasferimento è contenuto.

Le probabilità di avere embrioni da congelare variano in relazione ai diversi protocolli di stimolazione applicati alle donatrici dai diversi Centri.

L’anonimato dei bimbi nati con l’ ovodonazione è totale. La legge di tutti i Paesi ove si può eseguire l’ ovodonazione, proibisce espressamente di rivelare l’identità dei bambini nati attraverso queste tecniche. Le donatrici non potranno mai conoscere i bambini, né questi ultimi le donatrici.

È importante distinguere tra i due diversi scenari in cui può avvenire l’ovodonazione:

  • Il primo è quello dell’egg sharing (condivisione di ovociti), in cui una donna che si sottopone al trattamento in vista di una fecondazione in vitro destinata a sé stessa, cede soltanto gli ovociti in soprannumero rispetto a quelli che lei utilizzerà, in genere la metà.

Spesso queste donne non hanno livelli altissimi di fertilità e comunque esse tengono per sè almeno la metà degli ovociti, e in certi casi hanno la possibilità di tenere i migliori, per cui quelli che arrivano alla destinataria dell’ ovodonazione in genere non sono molto fertili e i tassi di successo per ogni tentativo non sono altissimi (vedete ad esempio le percentuali nei centri britannici dove si fa questo tipo di ovodonazione). In alcuni Centri alle donatrici vengono loro corrisposte soltanto le spese, in altri ove si utilizzano ovociti soprannumerari derivanti dal ciclo di PMA al quale la donatrice si è sottoposta per suo conto non pagano il loro trattamento se accettano la ovodonazione.

  • Il secondo è quello dell’ovodonazione “piena” (full-egg), in cui la donatrice non è una paziente che si sottopone ad un ciclo di fecondazione assistita e cede, a una o due donne riceventi, tutti gli ovociti prodotti in seguito alle sue stimolazioni ormonali.

L’ attenta scelta e la accurata valutazione delle donatrici è un punto fondamentale e particolarmente critico nei programmi di ovodonazione.

L’ovodonazione è stata praticata per la prima volta nel 1983. Negli Stati Uniti questa tecnica è oggi largamente diffusa. In Europa l’ovodonazione è regolamentata dalle leggi sulla fecondazione assistita, che a volte la proibiscono del tutto, come in Italia e in Germania in altri casi consentono soltanto l’egg sharing, come in Danimarca in altri casi ancora pongono grossi limiti quali l’obbligo dell’anonimato e il divieto dei pagamenti per le donatrici. Ciò ha contribuito al fenomeno del turismo riproduttivo, in quanto la pratica dell’ovodonazione si è concentrata nei paesi Europei con leggi meno restrittive, ma che offrono comunque le garanzie delle stringenti Normative Europee in ambito di fecondazione assistita, come (in ordine alfabetico) Belgio, Repubblica di Cipro, Finlandia, Grecia,  Gran Bretagna, Spagna e nei paesi dell’Est, come Ucraina e Russia che talvolta offrono costi più bassi ma anche minori garanzie. Negli Stati Uniti l’ovodonazione è regolamentata dall’FDA (Food and Drug Admninistration).

Tra i paesi regolamentati dalle Norme Europee, la Repubblica di Cipro ha la legislazione che pone meno ostacoli all’ovodonazione: l’ovodonazione viene concessa anche alle donne single, non ci sono limiti di età per accedere all’ovodonazione, è permessa la diagnosi preimpianto PGD, è permesso lo screening genetico preimpianto PGS, è permessa la scelta del sesso (gender selection) se il sesso è legato al rischio per il nascituro di contrarre malattie (non è permessa la scelta del sesso per semplici motivi di bilanciamento familiare, perché, in tutta Europa, è considerata una pratica di eugenetica.

Dopo la Legge 40 le donne italiane che desiderano sottoporsi ad una fecondazione eterologa sono, dunque, costrette ad intraprendere i cosidetti “pellegrinaggi riproduttivi” all’estero, addossandosi l’intero costo dell’operazione. Diverse persone chiedono da tempo di parlare di ovodonazione e della legge che, in Italia, la proibisce.

http://www.ovodonazioni.it/archives/313