La sterilità nella donna
La sterilità nella donna dipende da vari fattori. Controlli per individuarne la causa e tecniche per la fecondazione.
Quali sono le cause più diffuse della sterilità femminile?
- Incapacità a produrre un uovo e a portarlo a maturazione, fino all’ovulazione. Ciò può dipendere da un difetto congenito dei cromosomi, oppure può essere dovuto a una anomalia acquisita in una donna strutturalmente normale;
- blocco delle tube uterine, sia a causa di un’infezione sia di una malformazione congenita che provoca l’ostruzione delle tube;
- squilibrio ormonale che interessi in particolare l’ipofisi, la tiroide, le ghiandole surrenali o le ovaie;
- incapacità degli spermatozoi a superare il canale cervicale e a raggiungere la cavità dell’utero a causa di ostruzione o infezione del canale stesso;
- endometriosi;
- problemi immunologici (sia malattie immunologiche della donna, sia incompatibilità con lo sperma del partner);
- obesità;
- fattori psicologici, spesso sfuggenti, vaghi e difficili da valutare; si conoscono comunque casi di donne sterili che sono riuscite a concepire dopo un prolungato periodo di psicoterapia;
- vi sono poi diversi casi di sterilità di cui non è possibile individuare la causa.
Questi fattori devono essere tutti presenti contemporaneamente per impedire il concepimento?
Ovviamente no; questi fattori possono sussistere singolarmente o in abbinamento fra loro. Bisogna rendersi conto che sterilità è un concetto abbastanza relativo e che livelli minimi di alcuni di questi fattori possono causare la sterilità né più né meno di un unico fattore fondamentale.
Che cos’è il “periodo fecondo” del mese?
Il periodo centrale del ciclo mestruale, quando si ha l’ovulazione. In un ciclo di ventotto giorni, ciò avviene di solito da dodici a sedici giorni dopo l’inizio del periodo mestruale.
Quando cade il “periodo sterile” del mese?
Da sette a nove giorni prima del periodo mestruale, durante il periodo mestruale e i tre-cinque giorni subito successivi al periodo stesso: questo se il ciclo è regolare e di ventotto giorni.
Quanti sono i giorni del mese in cui il concepimento è possibile?
Poiché lo sperma normale sopravvive circa due giorni nella vagina e altrettanti ne impiega l’uovo a scendere lungo le tube, su ventotto giorni dell’intero ciclo la fecondazione può aver luogo solo durante tre o quattro giorni.
È possibile stabilire con precisione il “periodo fecondo” e il “periodo sterile”?
In una donna che ha mestruazioni regolari, è possibile stabilire con una relativa precisione questi periodi, studiando i grafici della temperatura basale del corpo rilevata di giorno in giorno. Vi è però anche da tener conto delle ovulazioni “paracicliche”, quelle ovulazioni, cioè, che avvengono in qualunque momento del ciclo, in seguito a stimoli di vario genere (psichici, emotivi, coito ecc.).
Come si può scoprire se una donna non ha ovulazione?
- Compilando un’accurata storia mestruale e osservando le irregolarità;
- registrando quotidianamente la temperatura corporea basale per un periodo di diversi mesi (si veda: metodi contraccettivi naturali, metodo di OginoKnaus;
- esaminando il muco cervicale, che aumenta in fase ovulatoria;
- eseguendo un’ecografia pelvica, che consente il monitoraggio dell’ovulazione con lo studio della maturazione follicolare e dell’endometrio, e può quindi guidare la somministrazione di farmaci per indurre l’ovulazione.
Se una donna non ha ovulazione, può essere curata con esito positivo?
Sì. Nella maggior parte dei casi un esame ormonale rivela la causa della mancata ovulazione e indica la terapia più adatta. Ciò comporta un attento esame dell’attività dell’ipofisi, della tiroide, delle ghiandole surrenali e delle ovaie.
Quali sono le cause più frequenti dell’ostruzione delle tube uterine?
- Una precedente infiammazione degli organi pelvici, causata, nella maggior parte dei casi, da gonorrea, tubercolosi o da infezioni prodotte da qualche altro germe;
- la peritonite, più spesso come affezione secondaria di un’appendicite che si è diffusa;
- contrazioni delle tube, dovute a tensione o a fattori emotivi;
- un fibroma nella parte superiore dell’utero, che chiude l’ingresso delle tube;
- l’endometriosi.
Come si diagnostica l’ostruzione delle tube?
- Mediante un’isterosalpingografia. Questo esame viene effettuato ambulatorialmente da un radiologo o da un ginecologo previa leggera sedazione della paziente. Attraverso una cannula inserita per via vaginale nella cervice uterina si inietta un mezzo di contrasto radiopaco nell’utero e nelle tube di Falloppio, quindi si eseguono le radiografie per rilevare eventuali anomalie.
- Mediante insufflazione utero-tubarica, che consiste nell’insufflare un gas (anidride carbonica) nella cavità uterina e nell’osservare se penetra nella cavità addominale. Dopo aver inserito nel canale cervicale uno strumento tubolare molto sottile, la cui estremità è collegata a un contenitore di anidride carbonica e a un manometro, si fa fluire il gas e lo si immette nell’utero a pressioni determinate. Se le tube uterine sono aperte, il gas penetra nella cavità addominale e la pressione registrata dal manometro cala; se l’anidride carbonica non riesce a raggiungere la cavità addominale, la pressione registrata rimane inalterata o aumenta. È possibile auscultare la fuoriuscita del gas attraverso le tube mediante uno stetoscopio appoggiato alla parete dell’addome.
Quali precauzioni bisogna prendere prima di eseguire un’isterosalpingografia?
Bisogna accertarsi che non ci siano infezioni in atto nella vagina, nell’utero o nelle tube.
Se le tube sono aperte, la paziente avverte dolore quando il gas viene insufflato?
Sì. Entrando nella cavità addominale, il gas provoca spesso leggeri dolori alla regione scapolare, peraltro di breve durata.
È possibile aprire una tuba ostruita?
Sì, un’operazione, nota come tuboplastica, ha successo nel 20% dei casi. Talvolta, eseguendo il test di Rubin che espande le tube, l’ostruzione scompare.
Che cosa si può fare se l’ostruzione delle tube è dovuta a spasmi muscolari o a fattori emotivi?
Si può allentare la contrazione e provocare l’apertura delle tube somministrando antispastici e curando i problemi emotivi della paziente.
In che modo lo squilibrio ghiandolare od ormonale può provocare la sterilità?
Impedendo l’ovulazione oppure non riuscendo a creare, nella parete dell’utero, il terreno adatto per l’annidamento dell’uovo fecondato.
Esistono prove specifiche per stabilire la presenza o l’assenza di squilibrio ghiandolare?
Sì. È possibile il preciso dosaggio degli ormoni nelle urine e nel sangue. Anche l’indice del metabolismo basale e le analisi ematochimiche possono offrire indicazioni circa l’esistenza di una disfunzione endocrina.
È possibile guarire uno squilibrio ormonico?
Sì, in alcuni casi, con un’adeguata terapia ormonale. Un endocrinologo è il più indicato per curare questi squilibri.
Succede spesso che la cervice blocchi il passaggio dello sperma nell’utero?
Sì. Ciò si verifica spesso quando la cervice è infetta o bloccata dalla presenza di un tappo di muco molto denso. Il passaggio dello sperma può essere impedito anche dalla totale mancanza di muco.
Se l’incapacità dello sperma a passare attraverso il canale cervicale è dovuta a un’infezione della cervice, è possibile correggere tale situazione?
Sì, con la cauterizzazione della cervice e usando antibiotici per eliminare l’infezione.
Esistono prove per stabilire la capacità degli spermatozoi di penetrare il muco?
Sì. Il test SCMC (Sperm Cervical Mucus Contact) e il test di Kremer consentono di valutare in vitro la capacità di penetrazione, mettendo a confronto gli spermatozoi e il muco ovulatorio.
È possibile che uno sperma normale non raggiunga la cervice a causa di un utero retroverso o di particolari posizioni assunte dai partner durante il coito?
Si. Sono situazioni che possono verificarsi e interferire con un eventuale concepimento.
Se dovesse verificarsi, è possibile correggere questa situazione?
Sì, cambiando posizione durante il coito o prelevando lo sperma e depositandolo artificialmente nel canale cervicale in caso di retroversione uterina.
Un ambiente vaginale troppo acido può ostacolare il concepimento?
Sì, ma è possibile ovviare a questo inconveniente facendo un’irrigazione con bicarbonato di sodio prima del coito.
I fibromi dell’utero possono causare sterilità?
Sì, quando sono localizzati proprio sotto l’endometrio. Inoltre, se il fibroma blocca l’ingresso delle tube uterine, lo sperma non sarà in grado di raggiungere l’uovo.
Le cisti ovariche possono causare sterilità?
Sì, quando la cisti deriva da uno squilibrio ormonale o ne è la causa. Una volta asportate chirurgicamente queste cisti, non ci dovrebbero essere ostacoli per una gravidanza.
Qualora la sterilità sia dovuta a fattori emotivi, come si può curarla?
In molti casi di questo genere la psicoterapia si è rivelata di enorme utilità e spesso è seguita da concepimento.
La sterilità in una donna può essere causata dall’uso prolungato di creme anticoncezionali?
No. Non è mai stato dimostrato che l’uso di queste sostanze ostacoli il concepimento, una volta che se ne è sospeso l’uso.
L’uso prolungato di pillole anticoncezionali può, in seguito, ostacolare la capacità di concepire?
Solitamente no, ma occasionalmente può provocare, per pochi mesi dopo la sospensione del trattamento, una diminuzione della capacità di concepire.
La sterilità può essere dovuta a un’eccessiva attività sessuale?
No; ciò non influisce minimamente sulla fecondità.
Che cos’è la fecondazione artificiale?
Con l’espressione “fecondazione artificiale” o, come oggi si preferisce dire, “fecondazione o procreazione assistita”, si indicano i metodi miranti a indurre il concepimento. Ciò può avvenire mediante:
- inseminazione artificiale, che si distingue in omologa (con sperma del marito) ed eterologa (con seme di un donatore);
- tecniche di fecondazione in provetta, parimenti omologa o eterologa, la più nota e utilizzata delle quali è la FIVET (Fecondazione in vitro + Embrio Transfer).
Che cosa si intende per “inseminazione artificiale”?
L’insieme delle tecniche che servono a favorire l’incontro tra gli spermatozoi e l’ovocita. Gli spermatozoi vengono prelevati per masturbazione e deposti, a seconda dei casi, in sedi diverse dell’apparato genitale femminile ; l’ovulazione può essere naturale o stimolata artificialmente.
In quali casi è indicato il ricorso all’inseminazione artificiale?
Le indicazioni principali sono: sterilità su base immunologica o per cause inspiegabili, vaginismo, patologie del liquido seminale, fattori meccanici che impediscono il rapporto sessuale.
In quale periodo viene fatta l’inseminazione artificiale?
Il momento ideale è la fase immediatamente pre-ovulatoria, individuata mediante monitoraggio ecografico – a partire dal decimo giorno del ciclo – del follicolo, dello spessore e delle caratteristiche dell’endometrio.
Con quale criterio si sceglie l’eventuale donatore?
Il donatore dev’essere un uomo sano, che sia stato sottoposto a esami e sia stato trovato esente da malattie. Si dovrebbe cercare di ottenere un’anamnesi completa per accertarsi che nella famiglia del donatore non ci siano malattie fisiche o mentali ereditarie. Il donatore deve rimanere anonimo alla coppia e la coppia deve rimanere anonima al donatore. Il medico in generale si fa rilasciare il consenso scritto del marito, della moglie e del donatore, preferibilmente in presenza di un notaio; tuttavia la legislazione di molti Paesi non consente o non riconosce tali pratiche.
Che cos’è la fecondazione in vitro?
Con questo termine si intende una tecnica di fecondazione cosiddetta extracorporea che, dopo il prelievo artificiale di ovociti e di spermatozoi, mira a ottenere la fertilizzazione in provetta, quindi al di fuori dell’utero. In caso di successo gli embrioni, allo stadio di 4-8 cellule, vengono trasferiti, in numero massimo di quattro nell’utero della donna. Gli embrioni eventualmente in eccesso vengono conservati per congelamento allo stadio di 2-4 cellule e utilizzati in cicli successivi qualora il primo tentativo non portasse alla gravidanza.
Qual è la percentuale di successo di questa tecnica?
Secondo le statistiche più recenti, le gravidanze che hanno buon esito sono il 30-35% dopo tre cicli di trattamento.
Quali sono i rischi impliciti nella fecondazione assistita?
Il rischio maggiore è rappresentato dalla sindrome da iperstimolazione ovarica, che insorge per la somministrazione dei farmaci che stimolano le ovaie ed è contraddistinta, oltre che da aumento del volume ovarico, da manifestazioni morbose a carico di sangue, fegato e reni di varia gravità. Esiste poi il problema delle gravidanze multiple, che comporta maggiori rischi di aborto, di prematurità, di morbilità e mortalità perinatale