L’Italia sull’eterologa è ancora fuorilegge
Caterina Pasolini e Michele Bocci su Repubblica firmano oggi un articolo che riepiloga la situazione della fecondazione eterologa a due anni dalla sentenza della Corte Costituzionale che il 9 aprile del 2014 ha cancellato il divieto di questo trattamento di procreazione. Solo tre Regioni hanno organizzato centri per l’eterologa all’interno di strutture pubbliche: la Toscana, l’Emilia e il Friuli Venezia Giulia, che è stato l’ultimo a partire. In tutto sono stati fatti poco più di 400 cicli e ci sono migliaia di persone che aspettano una risposta da queste strutture, dove si pagano circa 500 euro di ticket. E le attese sono molto lunghe.
Per la prima visita al Careggi di Firenze, il centro che ha fatto il maggior numero di trattamenti (circa 200), si aspetta un anno e quattro mesi. A Cattolica più di un anno. Così, come sempre è accaduto nel campo della procreazione assistita, i privati si fregano le mani. Alcune delle 70-80 strutture italiane dove i cicli si pagano dai 3mila euro in su lavorano a buon ritmo. I dati ufficiali dell’Istituto superiore di sanità sul numero di trattamenti in Italia ancora non sono pronti ma si stima che i cicli potrebbero essere stati tra i mille e i duemila. In due anni, sommando pubblico e privato, non ci si avvicina nemmeno alla metà delle 8mila coppie che prima della sentenza si stimava andassero all’estero per l’eterologa.
Con questo ostracismo più o meno nascosto, aiutato di fatto dall’inazione del ministero della Salute e dal fondamentalismo di Beatrice Lorenzin, quello che dovrebbe essere un servizio sancito per legge rimane un privilegio di pochi. E va ad ingrassare le strutture private che lo propongono. Con effetti incredibili sulla sanità pubblica:
Nel frattempo emiliani e romagnoli stanchi di aspettare vanno all’estero e al ritorno chiedono il rimborso alla loro Asl. È una specie di paradosso: l’Emilia assicura nel servizio pubblico l’eterologa e proprio per questo deve pagarla ai suoi cittadini che vanno all’estero per le liste di attesa spesso intasate da coppie provenienti da altre Regioni. Le amministrazioni che non passano il trattamento non devono invece pagarlo a chi si sposta.
Fonte, http://www.nextquotidiano.it/litalia-sulleterologa-ancora-fuorilegge/