Mamma ‘tardiva’: difficoltà e rischi di una gravidanza dopo i 40 anni

Diventare mamma quasi al termine dell’età fertile: quali i rischi per la donna e il nascituro? La medicina dice sì a questo desiderio ‘forzato’ di maternità? Ne abbiamo parlato con Luigi Selvaggi, Università di Bari

1. Professor Selvaggi, diventare mamma in età sempre più matura è solo una voce o un dato di fatto?

Oggi è una realtà. Sempre più donne scelgono di diventare mamma in età adulta: infatti le casistiche dicono che il 34% di donne ha il primo figlio dopo i 35 anni e 6 su 100 dopo i 39. I dati Istat hanno stimato che le mamme ultraquarantenni sono raddoppiate in pochissimi anni – all’incirca dieci –, infatti siamo passati da circa 12.400 mamme ‘mature’ nel 1995 a 27.900 nel 2006. Le ragioni di questo fenomeno vanno soprattutto ricercate in un cambiamento negli stili di vita: anni di studi all’università, tempo e pazienza nel trovare un lavoro, contratti spesso a progetto che non tutelano la donna in maternità, il momento della carriera che si incentra intorno ai 30 anni, così come l’autonomia economica e abitativa acquisita in età più matura, la migliorata percezione del proprio corpo e l’inseguimento del benessere, hanno spinto la donna a cercare la prima gravidanza in epoca sempre più tarda.

2. Ma fino a quale età è possibile per una donna affrontare una gravidanza ed avere figli?

L’età ideale per avere figli è compresa tra i 25 e i 35 anni. Nella fascia di età tra i 35 e i 40 anni la gravidanza è un evento ancora abbastanza sicuro, anche se già non più totalmente privo di rischi, poiché in quest’arco di tempo la fertilità diminuisce e si ricorre con maggior frequenza a tecniche di fecondazione assistita. A ciò si aggiunga il fatto che con gli anni diventa sempre più difficile condurre a termine una gravidanza con più probabilità di aborto o di problemi nel terzo trimestre di gravidanza, specie per le donne fumatrici o con fattori di rischio.

3. E’ possibile avere un figlio naturale dopo i 40 anni?

Rispetto al passato, le probabilità di rimanere incinta dopo una certa età  sono molto più basse. Più passa il tempo, dunque, più calano le probabilità di rimanere incinta. Lo conferma anche uno studio inglese secondo cui, superati i 30 anni, una donna conserva solamente il 12% degli ovociti che aveva alla nascita. A 40 anni poi le cose precipitano: la percentuale scende al 3% per diventare quasi nulla dopo i 45 anni.

4. A quali altri rischi va incontro una mamma ‘matura’?

Con l’avanzare dell’età sono più frequenti i rischi quali ipertensione e diabete gestazionale che si verificano in media nel 5% delle gravidanze. Lo stesso parametro sale al 35% nelle donne di 50 anni che hanno fatto ricorso a tecniche di fecondazione assistita. Allo stesso modo aumenta il rischio di mortalità materna, anche se nei Paesi occidentali resta un evento piuttosto raro.

5. Quali potrebbero essere invece le problematiche per il nascituro?

Rispetto alla mamma, i rischi per il nascituro sono maggiori, infatti potrebbe nascere affetto da trisomia 21, ossia dalla sindrome di Down, causata dalla presenza di un cromosoma 21 in più e dovuto nel 90% dei casi alla mancata divisione del cromosoma materno, spesso correlato all’età. Dopo i 40 anni infatti vi sono maggiori probabilità di rischi genetici tanto che la probabilità di generare figli affetti dalla sindrome di Down è di una su 1500 a 20 anni, di una su 280 tra i 35 e i 39 anni per arrivare a una su 25 all’ età di 46 anni. Oltre alla sindrome di Down vi sono altre patologie cromosomiche che si osservano più frequentemente con l’avanzare dell’età materna, pertanto il SSN prevede l’amniocentesi gratuita a partire dai 35 anni. Vi sono comunque altre tecniche di sceerning non invasivo quali la misurazione della Traslucenza Nucale in associazione con il dosaggio di alcune proteine plasmatiche che eseguiti alla dodicesima settimana consentono di escludere circa il 95%  dei feti affetti da sindrome di Down e che sono indicati in tutte le gravidanze a prescindere dall’età materna.

6. Possiamo, in qualche modo, contribuire ad abbassare la percentuale di rischi in gravidanza?

Certamente. Uno stile di vita corretto è fondamentale, specie negli anni che precedono la gravidanza e se si vuole arrivare all’età di 40 anni con l’organismo in salute e in grado di sostenere tutte le implicazioni correlate a una gestazione. Prima di tutto bisogna mantenere il peso forma ed evitare il fumo, considerate due tra le principali cause di infertilità idiopatica, vale a dire l’incapacità di concepire senza ragione di causa o senza motivi noti. Ma naturalmente non va neppure trascurata un minimo di attività fisica da svolgere in maniera regolare.

7. Si può restare in forma dopo il parto anche dopo i 40 anni?

L’attività sportiva, aiuta a mantenere il fisico in forma ma ci vuole comunque molta pazienza. Infatti come avevano richiesto tempo le modifiche del corpo fino al momento del parto, così avviene anche per il raggiungimento della forma fisica dopo il parto. Se la gravidanza è stata fisiologica, cioè se tutto è andato nel migliore dei modi, non ci sono differenze nella fase di recupero post-partum tra una donna giovane e una quarantenne. Se invece si sono manifestati problemi, specie di tipo ipertensivo o altro, è fondamentale effettuare un monitoraggio accurato anche nella fase del puerperio fino al rientro in equilibrio.

8. Quanto tempo dopo il parto è possibile riprendere l’attività sessuale?

Normalmente occorrono all’incirca dalle 4 alle 6 settimane affinché l’utero riprenda le sue dimensioni e il collo dell’utero reintegri le sue funzioni protettive. Se non è ancora ben chiuso, risulta più vulnerabile alle infezioni e si può compromettere la fertilità futura. Nel caso di parto cesareo o altre complicazioni, invece, i tempi diventano più lunghi. Naturalmente questo non è un limite rigido, ma è raro che una coppia senta il bisogno di riprendere l’ attività sessuale prima di 4-6 settimane dal parto.

9. Qual è l’attitudine psicologica di una mamma ‘tardiva’?

Le aspiranti madri “tardive” possono sentirsi spaventate dal passare dei mesi senza che accada nulla. Infatti la fertilità è vissuta in parte come un “ordigno a tempo” pronto a esplodere da un momento all’altro e dunque, contro l’angoscia dell’“orologio biologico” potrebbe servire un supporto psicologico. Va detto tuttavia che le donne mature, rispetto alle più giovani, sono anche più stabili e determinate, in equilibrio con se stesse e col mondo. Accettano quindi con più serenità la grande trasformazione, fisica, emotiva, ma anche nella vita quotidiana, che comporta il diventare madri.

Francesca Morelli – http://www.ondaosservatorio.it/elementipagine/28/it/interviste/2015/mamma-%E2%80%98tardiva-difficolta-e-rischi-di-una-gravidanza-dopo