Medicina della riproduzione, l’allarme degli esperti: in Puglia sempre meno figli

Crisi economica, stili di vita e inquinamento il cocktail fatale per l’infertilità. Pma e criconservazione per correre ai ripari: ne abbiamo parlato con Carlo Foresta.

In Italia si fanno sempre meno figli del resto d’Europa, ma in Puglia il trend negativo è ancora più allarmante (natalità a -3,6 per cento): la nostra regione ha il record di denatalità insieme a poche altre regioni del sud. Aumentano le coppie infertili. E’ il dato che emerge dal Convegno di medicina della riproduzione, intitolato: “La coppia infertile oggi: dalla medicina territoriale al Centro di procreazione medicalmente assistita”. “L’Italia ha il tasso di fertilità più basso perché le famiglie non vengono aiutate come in Francia, dove è stata invertita la tendenza rafforzando il welfare. L’altro dato da prendere in considerazione è che prima si facevano più figli al sud, mentre ora si è invertita la tendenza: meno nascite nel Meridione” – spiega la dottoressa Giulia Scaravelli. A febbraio di quest’anno l’Istat ha pubblicato dei dati sull’ “invecchiamento” del Paese che la medicina conferma e spiega molto chiaramente: la crisi economica spinge le coppie a fare figli più tardi, magari quando non si può più per ragioni biologiche, inoltre gli stili di vita e l’inquinamento contribuiscono a rendere infertile l’uomo e la donna. Le soluzioni ci sono. Per chi ha gravi patologie e per chi vuole rimandare al futuro la paternità o la maternità c’è la crioconservazione. Ci sono tempi e regole da rispettare nella medicina della riproduzione: lo spiega con chiarezza nell’intervista di oggi il professore Carlo Foresta, direttore del Centro di Crioconservazione dei gameti maschili dell’Università di Padova, ospite speciale del convegno all’Art Hotel. Come affrontare il problema dell’infertilità? Si può ricorrere alla PMA. Meglio, però, prevenire: per quanto riguarda gli uomini si comincia con la visita all’andrologo a 18 anni (per le donne dal ginecologo), poi sport, alimentazione sana e ambiente salubre.

LE PMA, TECNICHE DI PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA

Una volta accertata l’infertilità si può correre ai ripari. I Centri di procreazione medicalmente assistita utilizzano tecniche mediche e di laboratorio capaci di aiutare il processo di fecondazione: aiutano il gamete femminile (ovocita) e quello maschile (spermatozoo) a fare il loro percorso e a incontrarsi. La terapia si divide in due livelli: nel primo caso la manipolazione dei gameti è assente o minima (stimolazione dell’ovulazione con farmaci o inseminazione, cioè spermatozoi introdotti nella vagina); nel secondo caso c’è una forte manipolazione fino alla fecondazione in vitro, cioè in provetta, e il successivo trasferimento nell’utero. La tecnica più conosciuta del livello II è proprio la Fivet (fecondazione in vitro ed embrio-transfer): una tecnica che ha portato alla gravidanza per la prima volta nel 1978.

L’INTERVISTA AL PROFESSOR CARLO FORESTA

Professore, in Italia siamo al passo con le nuove tecniche di crioconservazione?
“Le tecniche sono sempre più avanzate e danno grandi soddisfazioni: oggi possiamo crioconservare spermatozoi, ovociti, embrioni, tessuto ovarico. Il problema è che non possiamo risolvere il problema della denatalità con le nuove tecniche. E’ necessaria una visione un po’ più ampia del problema. La denatalità trova la sua giustificazione nel sociale: la donna vuole trovare la sua giusta collocazione nel mondo del lavoro e passano gli anni. Poi, ci sono i problemi economici delle famiglie, che rendono più incerto il mantenimento del figlio. Tutto questo fa sì che l’età in cui si cerca il primo figlio sia sempre più avanzata: sono ragioni che comportano l’aumento della infertilità e il frequente ricorso alla crioconservazione e alle tecniche di PMA. Con l‘eterologa’ l’asticella si sposta sempre più in avanti: donne sempre più anziane diventano madri con la ovo-donazione. Non credo che sia la strada da percorrere per sempre. Il gap tra genitori e figli diventa troppo pesante e le problematiche di disagio giovanile che emergono cambiano sicuramente le connotazioni della nostra società”.

Ci parli della crioconservazione: una straordinaria tecnica per mettersi al riparo nel futuro e poter essere genitore.
“Per chi è affetto da tumori o altre gravi patologie che richiedono cure particolari tali da alterare la fertilità, il Sistema Sanitario mette a disposizione le proprie strutture gratuitamente per crioconservare spermatozoi e ovociti da utilizzare in un secondo momento. Il social freezing è un’altra cosa: conservare a 20 anni spermatozoi oppure ovociti per poi utilizzarli a 40 anni, perché l’ovocita soprattutto invecchia con l’età della donna. Mentre lo spermatozoo è frutto di una produzione giornaliera di cellule, gli ovociti sono collocati al momento della nascita nelle ovaie e, quindi, invecchiano insieme alla donna. Dopo i 40 anni, la probabilità che questi ovociti non siano più idonei alla fertilità è molto elevata. Il social freezing non è a carico del sistema sanitario nazionale e quindi ha i suoi costi, anche se non alti. Sono costi che rientrano in una prima parte della procreazione medicalmente assistita”.

Come si conservano spermatozoi e ovociti?
“La donna viene stimolata come se dovesse sottoporsi a un ciclo di fecondazione assistita: vengono recuperati gli ovociti che invece di essere utilizzati e fertilizzati vengono crioconservati”.

Quanti anni possono resistere conservati in questo modo?
“Alcuni studi hanno verificato che dopo 28 anni si possono dare luce a bambini normali”.

Cosa ne pensa dell’utero in affitto? Lo sconsiglierebbe in ogni caso?
“Apre problematiche di tipo etico: non sono tecnologie. Sono soltanto dei sotterfugi per superare ostacoli anatomici e strutturali. L’utero in affitto ha il significato di dare una mamma suppletiva che cresce nel suo utero un bambino che non è suo. Le cose si complicano dal punto di vista etico. Non è detto che il figlio dell’utero in affitto sia figlio dei genitori che lo stanno attendendo: a volte è frutto di cellule che si prendono da donazioni. C’è un conflitto grande e non tutti i paesi hanno riflettuto sugli aspetti etici. Io posso chiedere un’ovo-donazione, oppure una spermo-donazione, fare un embrione e poi inserirlo in un utero in affitto e qui non si capisce bene di cosa stiamo parlando”.

Come si evita l’infertilità? 
“Ci sono situazioni che dipendono dal singolo individuo. Intanto bisogna avere la certezza della normalità, come avviene anche per le donne, in cui il ciclo normale diventa certezza di ovulazione. Il maschio non ovulando deve misurare la sua fertilità dall’andrologo a 18 anni con un esame del liquido seminale e una visita. Se sono normali, tutto il destino della loro fertilità è nelle loro mani.

A cosa è dovuto l’infertilità maschile?
“Problemi genetici, malformativi, alterazioni endocrine e strutturali che a 18 anni devono essere svelati. Tutto quello che avviene dopo è dovuto a stili di vita sbagliati: obesità assunzione di alcol, droghe, alterazioni del ritmo sonno-veglia, malattie sessualmente trasmesse. Se non ci sono alterazioni importanti di stili di vita, la fecondità resta. Ci sono invece fattori esterni che producono infertilità: ambiente inquinato, cambiamento delle temperature, ambiente di lavoro. Diossine e altri inquinanti ambientali, compresi i prodotti di degradazione delle plastiche sono sostanze che agiscono come interferenti endocrini ed eliminano la fertilità”.

Quindi, si fanno meno figli per la crisi economica e per l’infertilità crescente?
“Esatto: le due cose si intersecano, perché l’insicurezza economica fa rimandare il primo figlio e l’età più avanzata è un fattore di rischio per l’infertilità. Esiste poi l’inquinamento che riduce la produzione di spermatozoi e il potenziale di fertilità si abbassa”.

 Gaetano Gorgoni

Fonte: http://www.leccesette.it/dettaglio.asp?id_dett=53618