Procreazione assistita, la Puglia cancella i rimborsi alle coppie in trasferta

LA Puglia dice stop ai rimborsi e la procreazione assistita diventa sempre più un privilegio per pochi. Sono migliaia le coppie pugliesi che ogni anno si recano fuori regione, e anche oltre i confini nazionali, per realizzare il sogno di avere un figlio con le tecniche della fecondazione artificiale. Un modo per non pagare le tariffe sulla pma applicate in Puglia dove si può arrivare a spendere fino a 3mila euro per un ciclo di terzo livello.

Prezzi troppo alti se confrontati con quelli applicati nelle altre regioni. Basti pensare che in Toscana, grazie a un superticket, la spesa non supera i 500 euro. Discorso simile anche in Emilia Romagna e Lombardia. Accade però che i costi di quelle prestazioni siano pagati dal sistema sanitario regionale. Le Regioni del Centro-Nord, infatti, alla fine di ogni anno chiedono rimborsi di svariati milioni di euro. Un calcolo preciso non c’è visto che la prestazione della pma non è associata a un drg (raggruppamento omogeneo di diagnosi) ben definito.

Una prima stima l’ha fatta la Cgil Medici. Il sindacato ha infatti calcolato che nel 2013 dalla sola Asl di Lecce ben 482 coppie sono andate al Nord per effettuare tecniche di pma, con una spesa in rimborsi per la Regione Puglia di circa 2 milioni di euro. Considerato che si stima un flusso annuo di mobilità passiva pari a circa 3mila coppie, la spesa totale quindi potrebbe essere a doppia cifra.

Ecco perché l’assessorato alla Sanità a metà 2014, nello stesso momento in cui pubblicava per la prima volta delle tariffe precise sulla pma in Puglia (1500 euro per il secondo livello e 2400 euro per il terzo livello) ha diramato una nota nella quale chiariva che le coppie pugliesi avrebbero dovuto essere munite di autorizzazione rilasciata dalla Regione nel caso in cui volessero andare a fare la pma fuori regione e che in assenza di autorizzazione, quelle prestazioni non sarebbero state più rimborsate.

Le coppie pugliesi ora tornano a mani vuote dai loro viaggi della speranza. I centri di pma delle altre Regioni ormai impediscono loro di accedere alle pratiche di fecondazione in caso di assenza di autorizzazione. È quanto confermano gli operatori del settore: “Le coppie tornano sempre più disperate nei nostri centri. Pensavano di poter risparmiare andando fuori regione, ma ora per loro è preclusa anche quella strada”.

E pensare che fino a qualche mese fa quella nota regionale non era stata recepita dal resto d’Italia. È quanto conferma Raffaella De Palo, a capo del centro pma del Policlinico di Bari, che condivide l’azione intrapresa dall’assessorato pugliese: “Non si possono favorire le coppie fuori regione e penalizzare quelle che rimangono in Puglia. Il problema, però, è che questa prestazione dovrebbe essere erogata gratuitamente dovunque dallo Stato”.