Se mamma e papà hanno bisogno di te e non riescono ad ammetterlo …

Adesso tocca a me. Sono stata figlia, fortunata, cresciuta in una famiglia sana, tradizionale o meglio normale, lontana dallo stereotipo del Mulino Bianco ma con valori e principi solidi. Ho assimilato il senso del dovere, la lealtà, l’attenzione al prossimo ma anche la passione per la montagna, la tenacia e un po’ di sana caparbietà. Non mi è mancato nulla, accudita nelle diverse fasi della mia vita, accompagnata, anche se sempre con discrezione, nel mio personale processo di crescita, nelle scelte le più belle e le più dolorose. Libera di scegliere sempre senza condizionamenti o pregiudizi. Sono diventata mamma ma in quanto figlia ho avuto il supporto totale dei miei genitori che hanno svolto e svolgono tuttora il ruolo di nonni con amore incondizionato e disponibilità totale. Adesso che loro hanno raggiunto il traguardo degli 80 anni tocca a me prendermi cura di loro.

Loro che fino a ieri mattina, e ancora oggi vorrebbero continuare, scalavano montagne, volavano intorno al mondo, amministravano aziende e conducevano vita sociale attiva, loro hanno bisogno di me. E io che fino a ieri pensavo di essere semplicemente figlia e mamma e di dover far crescere i miei figli adolescenti, oggi sono figlia che deve accompagnare i suoi genitori a riprendere la strada, a risollevarsi dalle cadute. E capisco che questo mestiere è ancora più difficile del primo.

La mia autorità su caratteri forti abituati da sempre a comandare, e essere indipendenti, è assolutamente nulla, ma ho il compito di aiutarli a fare scelte che non sempre sono condivise, a ripercorrere la strada che loro hanno fatto con me, stare vicino a debita distanza ma con auterovolezza. Ma come si riesce ad essere autorevoli con un padre che a poco meno di un mese dall’intervento al cuore pensava di poter prendere un volo per Calcutta per andare a selezionare pelli in conceria o una madre che con un braccio rotto pretende di portare le borse della spesa o di curare le piante in giardino azzardando movimenti che neppure la contorsionista più abile saprebbe fare?

E in un attimo mi trovo a ruoli ribaltati, a creare una barriera di protezione intorno alla mamma per alleviare le sue ansie e le sue apprensioni che negli anni si acutizzano, e per mediare su quello che lei vorrebbe fare ma che il buonsenso e i medici consiglierebbero di non fare. Io che mi sono consumata come farebbe ogni figlio nella preoccupazione per l’intervento di papà che ha scelto di farsi operare al cuore come ha fatto tutte le scelte della sua vita, con ponderata impulsività. E’ da fare e si fa qui e adesso. Questo è il suo motto da sempre. E quando l’ho rivisto dopo ore di attesa fuori dalla sala operatoria ho ritrovato nel suo sguardo lo stesso sguardo che avevo io quando ricoverata da bambina in clinica per molti mesi vedevo ogni giorno arrivare mia mamma con un sorriso che nascondeva le lacrime, come le mie che faticano a nascondersi davanti a lui oggi.

Adesso prendo coscienza che tra i tanti mestieri che la vita ti riserva c’è anche quello di figlio di genitori che diventano inesorabilmente anziani, e come succede nel processo della crescita dei figli che per una mamma restano sempre bambini, da figlio i tuoi genitori restano sempre giovani Highlander. La sfida è continuare a rispettare le loro convinzioni di esserlo preservandoli dal fare azioni che”nuocciono gravemente alla salute”…loro e mia!

Fonte: https://27esimaora.corriere.it/18_maggio_24/se-mamma-papa-hanno-bisogno-te-non-riescono-ad-ammetterlo-a7d40842-5f86-11e8-989a-8761ed483ece.shtml