Un utero artificiale sostituirà l’incubatrice?
Una nuova tecnologia ha permesso ai feti di alcuni agnelli di sopravvivere fuori dal corpo della madre. La speranza è che possa servire per i neonati gravemente prematuri.
È una busta riempita di liquido e sigillata, che somiglia a quelle usate per riporre gli alimenti nel congelatore, ed è uno dei primi sistemi di utero artificiale che sembra funzionare. Alcuni feti di agnello prematuri si sono sviluppati al suo interno per quattro settimane, sopravvivendo senza particolari complicazioni.
PROBLEMA GRAVE. Ancora oggi, e nonostante i progressi, i problemi della prematurità (lo stato organico dei neonati prematuri) sono gravi e numerosi. Le statistiche rivelano infatti che, a livello globale, oggi la prima causa di morte per i neonati è la prematurità (fino a non molto tempo fa erano le infezioni).
Sono circa uno su dieci, 15 milioni l’anno, i neonati che in tutto il mondo vengono alla luce prima delle 37 settimane canoniche di gravidanza. Per uno su cento la prematurità è grave. Quando un bambino nasce intorno alle 22-23 settimane di gestazione, più della metà delle volte non ce la fa. Anche solo una o due settimane in più possono fare molta differenza per lo sviluppo degli organi e dei polmoni, e già a 25 settimane la sopravvivenza arriva all’80 per cento.
INVENTORI. Il sistema sviluppato da neonatologi del Children’s Hospital di Philadelphia punta a essere una sorta di alternativa all’incubatrice e ai sistemi invasivi di supporto alle funzioni vitali negli ambienti di terapia intensiva neonatale. Lavorando per tre anni, come raccontano in un video pubblicato sul sito dell’ospedale, e mettendo insieme il macchinario procedendo per tentativi ed errori, quasi artigianalmente, i ricercatori hanno ricreato un sistema che simula l’ambiente del feto nell’utero.
La busta è riempita di fluido con le stesse caratteristiche del liquido amniotico, e sigillata per minimizzare il rischio di infezioni, uno dei problemi principali in altri tentativi analoghi.
L’ossigenazione del sangue è garantita da un dispositivo ricavato da una versione riveduta e corretta di un macchinario per la circolazione extracorporea, collegata all’ombelico: a pompare il sangue è il cuore stesso del feto, come avverrebbe normalmente, e la macchina lo arricchisce di ossigeno. Per far respirare un neonato gravemente prematuro si utilizzerebbe la ventilazione artificiale, che però produce a sua volta inevitabili danni ai polmoni.
QUATTRO SETTIMANE IN BUSTA. Nel “biosacco” (biobag), come descritto nell’articolo pubblicato su Nature Communications, sono stati fatti crescere otto feti di agnello estratti col taglio cesareo dall’utero della madre a 110 giorni di gestazione, l’equivalente di 23-24 settimane per una gestazione umana. Immediatamente, con una procedura di un paio di minuti, il loro cordone ombelicale è stato collegato alla macchina.
Dopo quattro settimane, superata la fase considerata più critica, gli agnellini sono stati tolti dall’utero-busta e attaccati a un ventilatore artificiale. Se la sono cavata senza grandi problemi. La maggior parte di loro è stata poi sacrificata per studiare come si sono sviluppati gli organi, ma almeno uno degli agnellini è stato allevato e dato poi in adozione a una fattoria, ha raccontato a Scientific American l’autore principale dello studio, il chirurgo e neonatologo Alan Flake.
RIVOLUZIONE IN NEONATOLOGIA? L’intenzione degli autori dello studio è di avviare una sperimentazione più ampia sugli animali e di procedere, se tutto funziona, con una sperimentazione su bambini gravemente prematuri nel giro di alcuni anni. La loro speranza è che in futuro la gestazione dei neonati che oggi sono in pericolo di vita per essere venuti al mondo troppo presto possa proseguire in questo ambiente artificiale, ma non troppo diverso dalla pancia della mamma.
Fonte: https://www.focus.it/scienza/salute/un-utero-artificiale-sostituira-lincubatrice