Utero in affitto, assolti due coniugi «over 60»
Una coppia di coniugi ultrasessantenni è stata assolta dall’accusa di falso in un caso di maternità surrogata: erano volati a Kiev in una delle cliniche specializzate nelle pratiche di fecondazione assistita, avevano subito notificato nella capitale ucraina la nascita di due gemelli, poi portati in Italia e registrati come loro figli. L’assoluzione è stata decisa dalla Corte d’Appello di Milano dopo che in primo grado il tribunale di Varese, provincia in cui la coppia risiede, aveva condannato marito e moglie a un anno e sei mesi di carcere. Il pronunciamento dei giudici milanesi allunga la serie di sentenze, spesso in contrasto tra loro, sulla pratica dell’utero in affitto, pratica che, solo in Italia, coinvolge secondo alcune stime fino a 4mila casi all’anno.
Tutto ok per Comune e prefettura
La particolarità del caso di Varese consiste innanzitutto nell’età avanzata dei coniugi: attualmente 65 anni lui e 63 lei. I figli concepiti in Ucraina hanno oggi invece quattro anni. La procedura seguita è quella di chiunque oggi, nell’impossibilità di diventare genitore , vuole aggirare i limiti della legge 40 in vigore in Italia sulla procreazione assistita. Marito e moglie si sono rivolti a una clinica di Kiev per ottenere un “utero in affitto”: l’atto di nascita dei gemelli è stato prima rilasciato dalle autorità ucraine e immediatamente dopo presentato al consolato italiano. Qui la diplomazia che da tempo è allertata sugli abusi del “pendolarismo procreativo”, ha immediatamente fatto arrivare la notizia alla procura competente, quella di Varese. Nel frattempo il sindaco del comune di residenza della coppia ha registrato l’atto di nascita dei due gemelli, su parere favorevole della prefettura, convinta che bisognasse innanzitutto tutelare i due minori.
«Vale il documento ucraino»
L’indagine entra subito nel vivo: gli inquirenti bussano alla porta dei due “over 60” ed effettuano un prelievo del dna. L’esame evidenzia che lui è effettivamente il genitore dei due bambini ma lei no; entrambi vengono denunciati per falso in quanto avrebbero dichiarato che i gemelli erano pienamente figli loro, sotto il profilo biologico. Al processo di primo grado accusa e difesa chiamano in causa le diverse sentenze che negli ultimi anni hanno fatto pendere il piatto della bilancia ora da una parte ora dall’altra. Ma il giudice di Varese riconosce il reato di falso e condanna i genitori a un anno e mezzo. Passano tre mesi e in appello il verdetto viene ribaltato: assoluzione piena. Con quali motivazioni? La Corte le depositerà solo tra due mesi nel frattempo possono valere le ragioni esposte in aula dal difensore dei due imputati, avvocato Marco Natola: in base alle convenzioni internazionali di diritto deve prevalere il criterio della “lex loci”, vale a dire che fa testo il primo certificato rilasciato dall’Ucraina, in base al quale la coppia è a tutti gli effeti padre e madre dei gemelli; in secondo luogo di recente la Corte di Strasburgo ha dichiarato che l’interesse prevalente deve essere quello dei minori: una condanna dei genitori avrebbe spalancato il rischio che all’età di quattro anni i due fratellini venissero tolti a chi fino a quel momento li aveva cresciuti.
Fonte http://www.corriere.it/cronache/16_febbraio_19/utero-affitto-assolti-due-coniugi-over-60-kiev-varese-98b18a9e-d6dd-11e5-a4d1-c8704a1e2204.shtml