Utero in affitto: due opinioni a confronto (fino all’ultimo punto in campo). Voi cosa ne pensate?

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Non abbiamo sentito parlare d’altro ultimamente: sempre questo argomento, così importante, intimo e delicato. Con articoli, link “divertenti” su Facebook, si parla anche di Nichi Vendola che ha avuto un figlio tramitemadre surrogata con il suo compagno. Lo condannano come se avesse fatto qualcosa di mostruoso ed abominevole.
Ci riempiamo la bocca dei nostri pregiudizi, dei precetti della nostra educazione cristiano-cattolica, del nostro stereotipo dellafamiglia della “Mulino Bianco”, mentre pochi di noi sanno ciò che si prova a voler avere un figlio e non poterlo avere.
Ci sono coppie sterili, coppie omosessuali, donne o uomini single, giovani donne a cui hanno asportato l’utero come conseguenza di una grave patologia, ragazze che hanno subito o subiscono cure mediche non compatibili con una gravidanza, persone a cui la “natura”, così importante per molti quando si parla di questo argomento, ha giocato un brutto scherzo del destino non predisponendo il loro corpo ad avere un figlio. Invece sì, alcune di voi lo sanno cosa significa, sanno il dolore e il vuoto che si prova, ma scelgono comunque di non ricorrere ad una pratica come l’utero in affitto ancora poco chiara a molti, illegale in Italia, fuori dai nostri schemi di “vera” famiglia e circondata ancora da troppi pregiudizi.

Il primo, il più importante: lo sfruttamento del corpo della donna. La paura di usare povere donne che muoiono di fame, che per sfamare la loro famiglia e magari assicurare un futuro dignitoso ai loro figli decidono di “affittare” il loro utero in cambio di ingenti somme di denaro. Ecco questosuccede, è successo: perché c’è sempre un lato oscuro e “sporco” in tutte le cose, non possiamo non mettere in conto che anche per questa possa accadere.
In Paesi come l’Ucraina, l’India, il Sud Africa e la Thailandia,queste cose accadono, perché non c’è una regolamentazione chiara, perché sono Paesi con un tasso di povertà molto alto, sono Paesi in cui le donne vengono sfruttate da anni in svariati ambiti (sapete nulla del turismo sessuale molto praticato anche dai nostri maschietti italiani che difendono a spada tratta la famiglia tradizionale?). Ma questo non vuol dire che la pratica dell’utero in affitto non sia già giustamente regolamentata in altri Paesi del mondo.
La pratica dell’utero in affitto esiste, è già estremamente diffusa in Paesi come gli Stati Uniti ed il Canada.
Ma sappiamo realmente cosa si intende per utero in affitto o madre surrogata? La madre surrogata è una donna che si presta ad affrontare una gravidanza su commissione di coppie o single che sono impossibilitati a generare un bambino. La gestante non ha nessun legame biologico con il nascituro, può averlo invece uno dei membri della coppia dei genitori committenti. La fecondazione viene effettuata in vitro con seme e ovuli della coppia richiedente o da parte di donatori esterni.
Negli Stati Uniti esistono delle agenzie specializzate che mettono in contatto la futura madre con la gestante e da cui molte volte nasce un buon rapporto d’amicizia. Sono donne consenzienti, molto spesso già madri che non hanno difficoltà nel portare avanti una gravidanza e che vogliono donare il loro corpo per una causa che definirei d’amore.
E’ consentita la pratica sia in modo altruistico che in modo lucrativo (la gestante riceve un compenso per portare il bambino nel proprio grembo) , esistono poi ulteriori norme:reddito minimo per assicurarsi che una donna non lo facciaesclusivamente per soldi ma anche perché vuole rendere felice una coppia che si ama. In Canada l’utero in affitto invece è solo ed esclusivamente di tipo altruistico (nessuna somma di denaro viene data alla gestante) ed è consentito a tutti accedervi:omosessuali, eterosessuali e single!
Tra l’altro le gestanti hanno accesso all’assistenza sanitaria gratuita del Paese, quindi non c’è assolutamente nessuno scambio di denaro tra la portatrice del bambino e la famiglia che lo accoglierà. Molte delle donne canadesi che affittano il proprio utero dicono di farlo per aiutare la nascita di una nuova famiglia, per rendere felice chi purtroppo non può crearsi questa felicità da solo. Vogliono fare un dono ad altre persone, perché dobbiamo vederci qualcosa di male in questo? Io ci vedo solo tanto coraggio, altruismo e amore. Chi sono io per giudicare un essere umano che fa del bene a qualcun altro? Perché passare da un “io non lo farei mai” ad un “nessuno dovrebbe farlo”?
Se personalmente è una cosa che non farei non vuole dire che una donna che si sente di fare un gesto cosi bello deve essere ostacolata da delle leggi o dal giudizio di terzi. Il punto è questo, un individuo è libero di dire: personalmente non riuscirei a donare un bimbo ad altre persone dopo averlo tenuto dentro di me per 9 mesi, ma se un’altra ci riesce perché devo giudicarla come un mostro? Perché devo pensare che sia sbagliato? Forse non ci sono spiegazioni reali e concrete da poter dare come giustificazione a questa pratica, nasce tutto da dentro, dal cuore di una persona.
Se volessi donare un rene, una mano o un occhio verrei vista come una stronza cerca soldi o verrei vista come una ragazza altruista e generosa? Con queste regole e premesse cosa cambia se affitto il mio utero? Lo slogan femminista “l’utero è mio, e lo gestisco io” è cosi sbagliato? E se anche io ragazza di 25 anni, italiana, lavoratrice, economicamente stabile, felice e serena,volessi portare in grembo un figlio per una coppia sterile, cosa c’è di male? Dovrei finire in galera per un gesto di puro amore? E’ sempre strano accettare un cambiamento, una novità, ma siamo esseri umani, la storia ci insegna che ci siamo evoluti, abbiamo migliorato in certi ambiti le nostre condizioni di vita e abbiamo sviluppato un senso di empatia che forse in altre specie animali non esiste.
Possiamo e dobbiamo andare avanti, cercare di interiorizzare ciò che di nuovo la vita e la tecnologia ci offrono, dobbiamo essere aperti e disponibili al cambiamento, alle novità. L’utero in affitto è un passo avanti nella storia della formazione della famiglia, è un modo alternativo di crearne una, non per questo è un modo sbagliato o contro natura. In Italia questa pratica è illegale, infatti molto spesso persone che vanno all’estero per avere un figlio possono trovare dei problemi una volta rientrati in patria. Dal Canada e dagli Sati Uniti il bambino rientra con il passaporto del Paese in cui è nato, quindi non sorgono particolari problemi una volta portato in Italia, rientrando invece dalla Russia o dall’Ucraina il bambino non ha cittadinanza finché non acquisisce quella italiana. E’ da qui che possono sorgere problemi e ci possono essere delle segnalazioni per sospetto utero in affitto (ricordiamo che questa pratica è vietata in Italia dalla legge 40 ed è un reato punibile con la reclusione da 3 mesi a 2 anni e multa da 600.000 a 1 milione di euro).
Fortunatamente sembrerebbe che il buon senso sotto quest’aspetto abbia avuto la meglio, difatti la Corte Europea dei Diritti Umani ha dichiarato nel giugno del 2014 che “uno Stato è autorizzato a vietare la maternità surrogata sul proprio suolo, ma la Corte ha altresì sostenuto che tale divieto non deve essere fatto valere a discapito di bambini legalmente nati all’estero tramite maternità surrogata”.
Chi condanna l’utero in affitto si aggrappa principalmente a due punti: è contro natura/non esiste e Dio non l’accetterebbe mai. Vorrei specificare che molte delle cose di cui usufruiamo nel XXI secolo non esistono per natura e le hanno inventati uomini e donne come noi. Pensiamo a cose che fanno bene e ci aiutano, come le cure mediche, o che ci fanno male, come lesigarette. Siete sicuri che Dio disapproverebbe? Come fate a saperlo? Anche se personalmente non credo nella Sua esistenza ritengo che se davvero dovesse esistere vorrebbe il nostro bene, ci vorrebbe felici e uniti. Non vorrebbe guerre e violenze, ma vorrebbe sicuramente amore, l’amore tra esseri umani indifferentemente dal colore della pelle, dalla religione o dal sesso.
Quindi cerchiamo di essere un po’ più empatici, di capire le situazioni, i sentimenti e gli stati d’animo degli altri, perché sapete potrebbe capitare anche a voi, a vostro fratello o a una vostra amica di non poter avere un figlio e non è bello sentirsi puntare il dito perché si ha voglia di amare, crescere ed educare un bambino. Essere genitori è un diritto? Sì. E’ una scelta? Sì. Se il mio corpo non mi permette di diventare madre posso diventarlo tramite qualcun altro? Sì, perché no? Essere genitori è un dovere? Ecco, sì, se diventi genitore hai il dovere di prenderti cura di tuo figlio, di nutrirlo e crescerlo nel migliore dei modi.
Genitore per me è chi ti cresce, chi ti vuole, chi ti ama, non chi dona il suo seme o chi ti partorisce. Essere padre o madre è un grande dono e non tutti quelli che sono per “natura” predisposti a farlo sono sempre dei bravi genitori. Non giudichiamo a priori chi cerca di esserlo affittando l’utero di una donna che ha il piacere di farlo e che non viene costretta da nessuno. E’ la libera scelta di persone intelligenti e consenzienti, persone mentalmente lucide. Prima di esprimere una sentenza proviamo a guardare le cose anche da una prospettiva diversa, io l’ho fatto. Non neghiamo la genitorialità per stupidi pregiudizi etici o morali, né alle coppie eterosessuali né alle coppie omosessuali, quindi cerchiamo di rispettare chi ricorre a questa pratica per crearsi una famiglia e ricordiamoci che le regole in alcuni Paesi già esistono, vanno solo rispettate. Non permettiamoci di condannare chi vuole donare amore, ma combattiamo con loro perché sia data a tutti la possibilità di creare una famiglia nel totale rispetto dei componenti di essa.

JESSICA MARITATO

Grazie Jessica. Per un doppio motivo. Primo per la tua email lucida e appassionata. Secondo perché mi permetti di affrontare con calma un argomento su cui ho pensato molto e su cui non mi trovo d’accordo con te (o almeno ho una valanga di dubbi in più). Il ritardo sull’”attualità” è dovuto soprattutto al mio caos lavorativo. Ma è un piacere discutere su questo blog dei temi a mente un po’ più fredda, quando umori e clamori si sono un po’ calmati.
Un paio di premesse. Per capirci. Io sono a favore delle nozze gay e dell’adozione per tutti, omosessuali compresi ovviamente. E sono favorevole a qualsiasi forma di fecondazione assistita, compresa l’eterologa, che possa aiutare ad avere un figlio chi non può averlo. E quel referendum perso lo ricordo ancora come una brutta, brutta pagina per tutti. Sono ateo, e taglio quindi, a prescindere, qualsiasi argomentazione religiosa, per quanto mi riguarda.
La questione della dell’”utero in affitto” riguarda in maniera minoritaria le coppie omosessuali, sono soprattutto quelle eterosessuali a cercarla. Nel loro caso sempre, come per l’amico Nichi Vendola, ma anche in molti di coppie “etero”, anche l’ovulo però è della madre surrogata. In queste circostanze c’è, eccome, “un legame biologico tra la gestante e il nascituro”.
Questo secondo punto è solo una precisazione. Per me non è un elemento che incide tanto nel dibattito.
Partiamo dunque: in generale, credo che la “maternità surrogata volontaria” sia un fenomeno molto minoritario, quasi marginale. Si può fare per chi si conosce: fratelli, sorelle, parenti, amici. Per il resto, può esistere, per carità, ma sono poche le donne che volontariamente affrontano una gravidanza per poi separarsi dal bambino dopo il parto (e a volte questa “voglia di gravidanza” può nascondere problemi irrisolti, da risolvere non da fomentare nel caso).
Nella gran parte dei casi nel mondo si fa dietro compenso. Con l’orrore aggiuntivo di sfruttare nella gran parte dei casi la povertà estrema di donne poveri in contesti e Paesi poveri. In India, il tariffario è di 20 mila (almeno) a bambino.
Questo per me è uno sfruttamento indecente del corpo delle donne. Se diciamo che non è mai un oggetto a disposizione e in vendita, tanto più non lo sono 9 mesi di gravidanza. Mi rifaccio al documento coraggioso delle femministe italiane che hanno detto no a questa pratica, con firme al di sopra di ogni sospetto.
Si ribatte, giustamente: e la prostituzione? Io, che da maschio eterosessuale vivace l’ho sempre odiata e mai praticata/sfrutatta (mai stato insomma “un utilizzatore finale”), ritengo giusto che sia legale e che sia un reato solo lo sfruttamento della prostituzione. Soprattutto perché l’alternativa mi sempbra impensabile: reato al di fuori dei bordelli (con ritorno a una visione della sessualità da “papà che porta il figlio al casino per iniziarlo e figlia timorata a casa” che mi fa orrore, assieme alle “retate delle battone” che ne conseguirebbero).
In senso assoluto ho dei dubbi sul vendere sesso a pagamento, ma credo che esista questo diritto. E’ una questione di limite. Dove vogliamo porlo con la legge. Per me non tutto è negoziabile, anche volontariamente: non lo è la gravidanza, non si possono vendere e comprare reni, gambe o figli già nati. Ed è la legge che lo deve stabilire.
Il nostro diritto, figlio di quello romano, è ben diverso da quello americano, più ampio nella negoziabilità. Non abbiamo tutto a nostra disposizione per venderlo, nemmeno di noi stessi.
Però ammetto che il punto è discutibile. Basta che dall’altra parte si ammetta onestamente che nella stragrande maggioranza dei casi “l’utero è letteralmente in affitto”, dietro pagamento. Se si dice che aprendo anche in Europa a questo, potremmo regolamentare un fenomeno inarrestabile (secondo me negativo comunque per le donne), evitando lo sfruttamento più bieco della povertà in altri Paesi del mondo, se ne potrebbe pure parlare.
Poi capita che intervistiamo uno dei fari del femminismo e della cultura italiana, Dacia Maraini, firmataria dell’appello succitato, che ci dice con tutta la sua onestà intellettuale di averci ripensato: “Può essere un atto d’amore”.
E allora i miei dubbi aumentano. Perché di una valanga di dubbi ti avevo parlato, cara Jessica, andando pure più lungo di te come vedi. È un dibattito che va continuato e che resta aperto.
Anche per un dato da microcampione. In tutte le discussioni che ho affrontato, alla fine dalla parte del “no” all’utero in affitto c’erano più uomini, e dalla parte del “sì” più donne, come un po’ nel dibattito di questo post. E questo mi suscitato un riflesso, un sospetto, che non mi piace affatto.
Tra le poche certezze che ho praticato nel lavoro e nella vita, a partire dal sacrosanto diritto all’aborto, c’è che “nessun uomo può decidere sul corpo delle donne”. La parola spetta per prime a voi. Io, arroccato su un “Ni” scomodissimo (una posizione abbastanza insolita per me), continuerò ad ascoltare prima voi, e poi tutti su questa tema. Per continuare a chiarirmi/ci le idee.

Fonte http://diariodiadamo.vanityfair.it/2016/04/05/utero-in-affitto-due-opinioni-a-confronto-fino-allultimo-punto-in-campo-voi-cosa-ne-pensate/