Maternità surrogata: 10 cose da sapere

Se ne parla molto sui giornali, in rete, in tv, per le strade. Ciascuno esprime la sua opinione, ed è giusto che sia così. Ma per formarsi un’opinione consapevoleoccorre conoscere i fatti. Ne abbiamo parlato con due esperti: il ginecologo Andrea Borini, presidente della Società Italiana di Fertilità, Sterilità e Medicina della Riproduzione, che ha lavorato in California dove questa tecnica è praticata da decenni, e l’avvocato Susanna Lollini, che esercita a Roma e da anni si occupa degli aspetti legali della maternità surrogata.

1. In Italia è una tecnica illegale?

L’articolo 12 della legge 40 del 2004 recita: «Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro».
Nel nostro Paese, dunque, il ricorso alla surrogazione di maternità è vietato. «È un reato penale punibile per chi lo realizza, cioè per i medici e gli intermediari eventualmente coinvolti», spiega Susanna Lollini. «Non è altrettanto certa la punibilità per la coppia che commissiona la gravidanza o per la donna che si presta a portarla a termine. Questo aspetto dipende dall’interpretazione che i giudici darebbero alla legge se venissero chiamati a giudicare un caso di gestazione per altri. Cosa che finora non è mai accaduta».

2. Chi si reca in un altro Paese commette reato?
«Ci sono Paesi in cui la maternità surrogata è legale e regolamentata, come gli Stati Uniti, il Canada o l’Ucraina», dice l’avvocato, «Paesi in cui è proibita come in Italia e Paesi in cui non è proibita né regolamentata. La coppia che fa ricorso a surrogazione all’estero, in un Paese in cui questa tecnica non è vietata, non commette alcun reato».
In alcuni casi, di cui ha riferito la stampa, relativi a coppie denunciate al rientro in Italia, il reato ipotizzato a loro carico non era il ricorso alla maternità surrogata, ma l’alterazione di stato nella formazione del certificato di nascita. Le coppie, cioè, avevano tentato di nascondere la surrogazione agli ufficiali pubblici che dovevano trascrivere l’atto di nascita del bambino.

3. Se una coppia fa ricorso all’estero alla maternità surrogata, al rientro in Italia chi risultano essere i genitori del bambino?
Dipende dal Paese in cui è nato il piccolo. Per esempio, nel caso degli Stati Uniti, che aderiscono alla Convenzione dell’Aja del 1961, l’atto di nascita del bambinoformato nel rispetto delle leggi locali è riconosciuto anche in Italia e, dopo essere stato tradotto, viene trascritto all’anagrafe italiana. Poiché nei certificati di nascita USA vengono indicati come genitori i committenti, in Italia questi risultano come madre e padre, senza alcun riferimento all’identità della madre surrogata. «Le coppie omosessuali però fanno eccezione», osserva l’avvocato. «Nel loro caso solo uno dei due partner viene indicato come genitore. L’altro non risulta nell’atto di nascita«.
Nei Paesi in cui vigono altre leggi o in cui la materia non è regolamentata, la questione è complicata. «Sul certificato di nascita il bambino può risultare figlio della portatrice e di uno dei due committenti, oppure solo della portatrice», dice Lollini. «Cè’ il rischio che non si riesca a portare il neonato in Italia. Per questa ragione e per il pericolo di truffe, è difficile che una coppia italiana consideri l’idea di andare in un Paese dove la situazione è poco chiara».

4. Quali caratteristiche deve avere una donna per essere idonea a prestarsi come madre surrogata?
«Deve essere sana. Deve avere massimo 35 anni, perché una donna giovane corre un rischio minore di patologie in gravidanza come il diabete o l’ipertensione», spiega Andrea Borini. «Deve avere già dei figli suoi, per due ragioni: innanzi tutto perché sono una buona indicazione della sua capacità di portare a termine una gravidanza e poi perché in caso di complicazioni nella gravidanza per altri, che dovessero compromettere la sua fertilità, non rischia di rimanere senza figli. Naturalmente deve essere sottoposta a valutazione medica e a valutazione psicologica. Questi sono i criteri adottati negli Stati Uniti e sono criteri di buon senso».

5. Per quale ragione di solito non si utilizza l’ovocita della madre surrogata?
L’ovocita può provenire dalla donna che commissiona la gravidanza, che in tal caso è la madre biologica del bambino, può appartenere alla stessa madre surrogata, oppure può venire da una donatrice estranea. «Quando la donna committente non può fornire lei stessa l’ovocita, di solito si fa ricorso a quello di una donatrice terza, differente dalla madre surrogata, per ragioni legali e non mediche», spiega il ginecologo. «È una pratica che riguarda soprattutto gli Stati Uniti, perché in passato si sono verificati dei casi in cui la portatrice, in virtù del fatto di essere anche la madre biologica del bambino, alla nascita ha rifiutato di consegnarlo ai committenti».

6. Come avviene l’impianto? Quali procedure vengono messe in atto?
«L’embrione viene prodotto in vitro e sottoposto ad analisi per controllare che non sia affetto da alterazioni cromosomiche o malattie genetiche», risponde il ginecologo. «Quindi viene impiantato nell’utero della donna portatrice, seguendo i tempi del suo ciclo naturale, oppure previa somministrazione di ormoni. In questo caso vengono somministrati ormoni estrogeni, che hanno un impatto minimo sull’organismo. È una pratica differente rispetto alla stimolazione ovarica per ottenere ovociti maturi. La tendenza è di impiantare uno o al massimo due embrioni contemporaneamente. Il rischio di non attecchimento o di interruzione spontanea è pari a quello delle altre gravidanze ottenute con PMA».

7. Quali sono i rischi per la salute della madre surrogata?
«Sono gli stessi rischi di una gravidanza naturale», dice Borini. «Se la donna è giovane e sana e va tutto bene, gravidanza e parto comporteranno delle conseguenze per il suo organismo, ma nulla di grave, non comprometteranno la sua salute. Ovviamente non si può mai escludere che qualche cosa vada storta. Di certo affrontare nove mesi di attesa e dare alla luce un bambino ha sempre un suo pesosull’organismo. Alla base della decisione di affrontare questa esperienza c’è’ sempre una motivazione forte, che sia economica o di altruismo. Nessuna lo fa senza ragione. I contratti stipulati negli Stati Uniti prevedono che le spese mediche siano interamente a carico dei committenti».

8. Il parto è vaginale o cesareo?
«Dipende dalla situazione», risponde il ginecologo. «Se ci sono indicazioni per un cesareo, si ricorre al cesareo, altrimenti è preferibile il parto spontaneo, come per qualunque altra gravidanza».

9. In che misura l’aver trascorso nove mesi nel grembo di quella donna influisce sul bambino?
«Non influisce sulla sua identità genetica, che viene dall’ovocita e dal seme che hanno formato l’embrione», dice Borini. «Sappiamo che l’ambiente in cui il feto si sviluppa durante i nove mesi di attesa è importante per la sua salute, può condizionare anche la sua salute futura. Ecco perché è bene che la portatrice sia giovane e sana. I meccanismi epigenetici che si attivano durante la gravidanza, dall’interazione tra il nascituro e l’organismo della madre, sono oggetto di indagine, ancora poco conosciuti. A tutt’oggi non possiamo dire con certezza in che misura il bambino è legato biologicamente alla donna che l’ha portato come madre surrogata. Quale significato etico attribuire a questo legame è soggettivo, dipende dalle convinzioni personali».

10. Se in gravidanza insorge qualche problema o se risulta che il nascituro non è sano, la coppia committente può negare alla madre surrogata il diritto di abortire oppure imporle l’aborto?
«Nei Paesi in cui la maternità surrogata è legale e regolamentata, non si può imporre l’aborto né negarlo alla portatrice se lei decide in tal senso», risponde Susanna Lollini. «E nel caso in cui si evidenziasse una malattia o un difetto cromosomico del feto e la madre surrogata rifiutasse di abortire, i genitori committenti non potrebbero rifiutare di riconoscere il bambino, che alla nascita sarebbe figlio loro».

Cristina Valsecchi

Fonte: http://www.dolceattesa.com/rimanere-incinta/maternita-surrogata-10-cose-da-sapere_fecondazione-assistita/